Balotelli attacca Totti: “Insulti razzisti nei miei confronti”

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Torna a parlare Mario Balotelli del brutto gesto riservato da Totti nei suoi confronti durante la finale di Coppa Italia dello scorso 5 maggio, e lo fa raccontandolo in un’intervista rilasciata a Vanity Fair:

  • L’insulto di Totti mi ha fatto più male del calcio. E’ uno che ammiravo. Non ho problemi di autocontrollo. Con il corpo no, quello lo controllo perfettamente: mai fatto male a nessuno, mai reagito fisicamente. Mi scappa una parola, piuttosto: mi scappa un vaffa. Ma se succede lo ammetto. I veri uomini non si nascondono dietro qualcun altro. Non posso dire la stessa cosa di Totti.
    Io gli ho solo detto una cosa tipo: continui a giocare o vuoi fare il bambino? Lui mi ha risposto negro di me…; Poi ho sentito che diceva a Thiago Motta: lo spacco. Io ho sorriso e sono andato via. Dopo è arrivato il calcio. Non ho neppure capito, quando ho visto il filmato mi sono accorto di come me l’aveva dato. Comunque l’insulto mi ha fatto più male del calcio. Totti è uno che ammiravo
    “.

Nei giorni scorsi il capitano giallorosso, dopo le “pseudo-scuse” verso il collega, aveva smentito seccamente tramite un comunicato di aver apostrofato Balotelli con degli insulti razzisti.

L’intervista alla rivista settimanale continua con riferimenti alla sua vita privata, gli amici, i familiari, la politica e la religione:

  • Io sono italiano. È un fatto. Sono nato qui. Non c’è niente da dire. Non posso mica essere ghanese, mai stato in Ghana, mai stato in Africa. Sono italiano come un cinese è un cinese. Tutto lì.
    Io non voto: lo farei solo se facessero una legge che mette in galera chi non vota. Perché la politica non mi interessa, non la seguo. E allora che cosa voto a fare?. Poi, sono religioso. Ma non pratico. Però prego, la sera prima di addormentarmi, qualche volta alla mattina quando mi sveglio, non sempre. Mi rivolgo a chi, non so, Dio, credo, e non chiedo niente. Mica prego per vincere la Champions, non ha senso, non capisco quelli che pregano prima di una partita. Io dico solo grazie per quel che ho avuto.
    Cassano? E’ un amico. Ma io ho già mio padre, la mia famiglia, i miei amici veri, che sono tre o quattro. Le guide sono queste persone. Sono un ragazzo, non sono un signore, anche se penso di diventarlo. Si impara da tutti: la famiglia, gli amici. Uno che mi ha insegnato molto è stato Ibrahimovic. Lui mi piaceva: si allenava tanto, trascinava la squadra e, soprattutto, questo ho imparato, sapeva farsi rispettare
    “.

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