Calciopoli: Tutti colpevoli in primo grado

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Luciano Moggi| © GIULIO PISCITELLI/AFP/Getty Images

Fine primo atto. Con la sentenza di Napoli si chiude, almeno per il primo grado di giudizio, il processo di una delle pagine più tristi della storia del calcio di casa nostra. Cinque anni sono passati da quando il polverone colpì la squadra più titolata del nostro campionato e i suoi dirigenti, cinque anni da quando si richiedeva la testa del capo di quella cupola che stando alle accuse, e alle condanne, pilotava gli esiti delle partite e delle intere stagioni nazionali, a favore delle proprie squadre. Di inchiostro e di parole, intercettate e non, ne sono scorse a fiumi, ma la verità a tutt’oggi e nonostante le pesanti condanne è lontana dall’essere rivelata. Questo è un mio personale parere e come tale opinabile, un parere prima che da tifoso, da amante dello sport, della competizione, di quel calcio che esalta e unisce, che fa gioire e piangere, di quello pulito che forse nostalgicamente penso non tornerà più, se non nelle fantasiose speranze dei milioni di “pallonari” come me. Ma veniamo ai fatti, le sentenze del processo napoletano di Calciopoli sono state pesanti e hanno tenuto poco conto delle scottanti rivelazioni fatte dalla parte difensiva e uscite nel corso delle udienze in questi mesi: 5 anni e 4 mesi al “Boss” Big Luciano Moggi, uno sconto di soli 4 mesi rispetto alla richiesta del pubblico ministero per l’ex Dg della Juventus, che paradossalmente è stata dichiarata innocente nelle responsabilità oggettive a lei ascritta;  gli ex designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e otto mesi e un anno e 4 mesi; Lotito e Della Valle ad un anno e tre mesi. Fra questi per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva sono, proprio l’ex dirigente bianconero, riconosciuto dal Tribunale di Napoli come promotore, e i presunti partecipi: Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, l’ex vicepresidente della Figc Innocenzo Mazzini, gli ex arbitri Massimo De Santis, Salvatore Racalbuto, Paolo Bertini, Antonio Dattilo.

Luciano Moggi| © GIULIO PISCITELLI/AFP/Getty Images
Assolti per non aver commesso il fatto o perchè il fatto non sussiste: Marcello Ambrosino, Enrico Ceniccola, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Silvio Gemignani, Gennaro Mazzei, Pasquale Rodomonti e il giornalista Ignazio Scardina. «È una pagina mortificante per la giustizia, combatteremo in appello» forse queste le parole più pesanti del post sentenze, parole ad opera dell’ex arbitro Massimo de Santis, condannato ad 1 anno ed 11 mesi, ma che come gli altri imputati condannati ha fame di mostrare la propria verità. Già la verità, in tempi come i nostri una chimera, che uno sport poteva rendere meno difficile da raggiungere e che è stata insozzata da un sistema in primis e da una giustizia sommaria e poco credibile in secundis. Tutti colpevoli è vero, tutti colpevoli dagli imputati agli accusatori, colpevoli di aver distrutto e disintegrato un gioco, ma la speranza si sa è l’ultima a morire e forse domani potremo continuare a scrivere di quanto è stato bello il gol di Tizio o il gesto tecnico di Caio, senza aver il sospetto che poteva esserci fuorigioco e premeditazione, il resto si sa son solo chiacchere da bar.

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