Di Canio al Sunderland, un caso politico?

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Paolo Di Canio | © by Harry Engels/Getty Images

 David Wright Miliband, 48enne londinese, era considerato fino a qualche settimana fa l’astro nascente della sinistra inglese. Poi lo stesso ex-Ministro degli Esteri, che infatti aveva ricoperto questo incarico dal 2007 al 2010, ha deciso di lasciare la guida del partito laburista al fratello minore Ed, oramai sulla cresta dell’onda e capace di gestire al meglio la politica nazionale e di guadagnare i consensi necessari alle tradizioni del suo partito. Tuttavia, il buon Miliband è balzato agli onori della cronaca dei tabloid inglesi non per le sue imprese presenti o anche future della politica britannica, ma bensì per le sue clamorose dimissioni dal calcio inglese.

Figlio di Ralph Miliband, teorico marxista, il laburista David ha annunciato le proprie dimissioni dalla poltrona della vicepresidenza del Sunderland, club di Premier League inglese, che per tirarsi fuori dalla lotta per non retrocedere per le ultime sette giornate di campionato ha assunto in qualità di manager nientemeno che Paolo Di Canio. L’italiano, diventato una vera icona per il calcio inglese, è però colpevole secondo Miliband, e non solo, di aver ostentato in più occasioni di essere un sostenitore della ideologia fascista. Una caratteristica umana e politica che travalica il mero significato sportivo e che pertanto rende l’assunzione di Di Canio intollerabile per Miliband.

Paolo Di Canio | © by Harry Engels/Getty Images
Paolo Di Canio | © by Harry Engels/Getty Images
Di Canio è stato nominato nuovo manager del Sunderland, dopo l’improvviso esonero patito dal nordirlandese Martin O’Neill all’indomani della sconfitta interna per mano del Manchester United. Ma nulla o quasi faceva presagire ad un esonero dell’allenatore ex-stella del Nottingham Forest vincitore due volte della Coppa dei Campioni negli Anni Ottanta. Poi è arrivata l’investitura ufficiale per Paolo Di Canio, che aveva condotto fino a qualche mese fa lo Swindon Town. Club che aveva riportato in League One, ma dal quale aveva rassegnato le dimissioni per divergenze, crediamo soprattutto economiche, nei confronti della dirigenza. Lo stesso Di Canio ha replicato alle accuse di Miliband, ma non accettando il confronto sul terreno politico, ma esclusivamente su quello calcistico: “Penso al Sunderland e basta”, ha ribadito l’ex-laziale, senza ulteriori riferimenti alle sue idee politiche.

Tuttavia, Di Canio non ha rinnegato i suoi saluti romani né tantomeno le sue simpatie per il fascismo. Nel 2005 in particolare, al termine di una partita della Lazio, salutò i suoi tifosi con il saluto romano. Dalle parti del Sunderland adesso c’è un’aria tesa e confusa. Il Sunderland non è tra le grandi nobili del calcio inglese, ma fondato nel 1879, ha vinto 6 campionati, l’ultimo dei quali però nel 1936, e 2 FA Cup, l’ultima nel 1973, ma i suoi tifosi sono tra i più appassionati del Regno Unito. Da sempre il Sunderland gioca contro il Newcastle il Tyne Wear Derby, una sfida ad alto contenuto agonistico ed anche di scontri tra tifosi. Ad ogni modo, Sunderland storicamente, tra calcio e non, è una città dai forti coinvolgimenti politici. L’ambiente ideale per Di Canio per dimostrare ancora una volta il suo carattere e le sue qualità?

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