Dimissioni Berlusconi, i tifosi del Milan si dividono

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Dimissioni, 12 Novembre 2011 | ©, Getty Images

Esce dalla porta di servizio del Quirinale dopo aver rassegnato le dimissioni, Berlusconi oscurato dai vetri blindati dell’auto blu, che sfreccia nella notte romana, lontano dai fischi, lontano dai cori, dai lanci delle monetine, dai festeggiamenti di coloro che celebrano la ritrovata libertà dell’Italia. intonando l’inno di Mameli e stappando spumante, accogliendo come una vittoria la fine definitiva di un’epoca durata fin troppo tempo.

21.42 del 12 Novembre 2011, l’ora esatta del giorno che verrà ricordato da molti come il “nuovo 25 Aprile Italiano”, la fine del “ventennio” del berlusconismo, la fine di un’epoca buia per l’Italia, fra inganni e promesse disattese, passando per momenti di imbarazzanti cadute di stile, dichiarazioni miopi, noncuranti di una situazione drammatica per troppo tempo sminuita e negata.

Dimissioni, 12 Novembre 2011 | ©Getty Images

Per anni si è nascosto dietro l’apparente forza dei suoi consensi, esaltando la democraticità delle sua investitura, basandosi  sull’appoggio di coloro che avevano creduto ai suoi proclami ingannevoli, alla riduzione delle tasse, al “non mettere le mani in tasca agli italiani”, ai videomessaggi diffusi dalle televisioni asservite, fidandosi dei sorrisi tanto rassicuranti quanto artefatti, ritrovandosi a fare i conti con una crisi profonda, che ha corroso il Paese in ogni settore, mentre coloro che dovevano provare a contrastarla si ostinavano a negarne l’esistenza, preoccupandosi esclusivamente di riforme ad personam.

Per anni si è nascosto dietro la maschera del “padre di famiglia, cattolico e perbenista”, mentre apriva le porte di Palazzo Grazioli al “bunga bunga”, contornandosi di personaggi eufemisticamente discutibili, innescando l’ilarità dell’Europa e del Mondo intero nei suoi confronti e, di riflesso, anche verso il nostro Paese.

Oggi, “the day after tomorrow”, si attende di conoscere quale sarà per l’Italia il modo di affrontare il “post”, che – quantomeno – sarà contraddistinto dalla speranza di un cambiamento, di un miglioramento, di una risalita innescata dall’aver, ormai, già toccato il fondo.

Un post che sarà contraddistinto con tutta probabilità da un governo tecnico, di professori, lontano dai ricatti delle alleanze di comodo, dai trasformismi e dai giochi di potere di una classe politica inadeguata a risolvere la crisi economica e finanziaria che rischia di farci precipitare in un baratro senza via di ritorno.

Silvio Berlusconi | ©Getty Images

Cosa ne sarà Berlusconi? Non è ancora dato saperlo: alcuni uomini di fiducia giurano che continuerà con la politica, restando a capo del Pdl; quel che pare certo, però, è che non si ricandiderà più, non “scenderà più in campo” –  come sosteneva nel lontano 1994, in occasione della prima candidatura elettorale. Potrebbe dedicare, quindi, il suo tempo alle sue aziende, ed al Milan, cercando di ricucire il rapporto con i tifosi rossoneri, più che mai divisi nel giudicare il ruolo del presidente nei confronti della squadra.

Un ruolo molto spesso contraddistinto dalla “convenienza” nell’interpretare le varie situazioni, preoccupandosi di considerare i tifosi soprattutto come papabili elettori, indirizzando gran parte dei gesti e delle strategie di mercato della società in chiave di propaganda elettorale, anteponendo i suoi interessi a quelli della squadra, in parallelo con il suo ruolo istituzionale, contraddistinto dall’anteporre i suoi interessi a quelli del Paese.

Quel che sarà in futuro, al momento non è dato saperlo, ma una parte del tifo rossonero appare preoccupata del fatto che – senza l’input della competizione elettorale – possa esserci un ridimensionamento negli investimenti nella squadra; un’altra parte, invece, spera che possa ritornare ad occuparsi a tempo pieno del Milan, lasciando definitivamente le velleità politiche.

Un’ ipotesi che, però, non appare troppo fondata, almeno attenendosi alle dichiarazioni dei suoi “fedelissimi”, che tendono a sottolineare il “gesto di responsabilità” compiuto ieri sera, dimettendosi nonostante il suo Governo non fosse stato sfiduciato in Parlamento, paventando l’esistenza di forze oscure e di speculazioni dei mercati orientate a raggiungere questo risultato.

Ombre sollevate inopportunamente, ennesima conferma che la responsabilità non alberghi affatto nel Governo dimissionario e nel suo Presidente, che – fino all’ ultima esalazione del suo esecutivo- continuava a mostrare spavalderia, salvo poi additare come “Traditori” coloro che, hanno provato – seppur tardivamente – ad evitare che l’Italia annegasse fra le sabbie mobili.

Dimissionario, contraddittorio, confuso: The end?

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