La Juventus alla prova d’appello Amauri è in agguato

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Antonio Conte | © FABIO MUZZI/AFP/Getty Images

Il momento in casa Juventus è molto delicato, probabilmente il più delicato della stagione: la squadra di Antonio Conte, infatti, è giunta in prossimità di un bivio, fra il paradiso e il purgatorio (parlare d’inferno dopo le disastrose annate scorse sarebbe ingiusto, ndr), una doppia diramazione che, però, non è ben segnalata, un cartello stradale simile a quelli delle stradine di montagna, fra tornanti e curve pericolose. Un cartello che ci si trova davanti d’improvviso, nonostante si pensi che la strada sia ormai un rettilineo tranquillo, da percorrere a velocità di crociera.

Invece, per la formazione bianconera le difficoltà sono giunte inaspettatamente, dopo un girone d’andata quasi perfetto, da campioni d’inverno, senza sconfitte (l’imbattibilità perdura ancora, ndr), con una difesa imperforabile, ed un grande rendimento dei centrocampisti, soprattutto Simone Pepe e Claudio Marchisio, oltre che Andrea Pirlo, il faro illuminante per eccellenza. Un rendimento che ha mascherato i difettucci che esistevano già, ma che ora sembrano più evidenti. Il problema della Juventus è il gol, ossia la fase realizzativa: gli uomini di valore non mancano di certo, Vucinic, Matri, Borriello, Quagliarella e Del Piero formano un quintetto di tutto rispetto, ma ciò che manca è il finalizzatore rapace, quello con l’istinto del gol, sempre in agguato sottoporta, pronto a sbloccare anche le partite che sembrano destinate allo 0 a 0.

Altro elemento mancante, poi, è il fattore “F” o “C” che dir si voglia, ossia la buonasorte, elemento imprescindibile per aver successo nella vita come nel calcio: tre pali colpiti in un unica partita, contro il Genoa, non possono essere spiegati in altro modo, se non catalogati come “sfortuna”. Degli episodi arbitrali dubbi si è già ampiamente parlato e, naturalmente, anche tale fattore riveste la sua importanza nel computo delle problematiche bianconere: di certo, se fosse stato concesso qualche rigore in più (giusto, ndr) la Juventus avrebbe collezionato qualche vittoria in più e qualche pareggio in meno; invece, la “pareggite” è una malattia difficile da debellare, oltre che fastidiosa per le conseguenze che comporta.

Antonio Conte | © FABIO MUZZI/AFP/Getty Images

Una malattia curabile, però: l’occasione per tentare di superare la problematica è il prossimo impegno contro la Fiorentina, sabato sera allo Stadio Franchi, un campo non di certo semplice per rilanciarsi, considerando l’atavica rivalità fra i Viola ed i bianconeri e, soprattutto, considerando che la già rimaneggiata difesa bianconera dovrà vedersela con un attaccante particolarmente motivato a far gol, nel tentativo di sbloccarsi dal lungo digiuno, proprio contro la sua ex squadra. Amauri, infatti, ha già annunciato che nella gara contro la Juventus “darà tutto” e c’è da crederci, considerando quante volte l’italo-brasiliano aveva già annunciato di essere intenzionato “a togliersi qualche sassolino dalle scarpe“, ritenendo di non esser stato tutelato a sufficienza dal club bianconero (che quest’anno prima del trasferimento a Firenze lo aveva di fatto messo fuori rosa, ndr), mostrando una neppur troppo velata soddisfazione per i problemi riscontrati dalla Juventus in fase realizzativa: un po’ a voler dire “il problema non ero solo io”.

La gara di sabato sera, dunque, rischia d’essere una prova decisiva per la Juventus, oltre che un’opportunità di riscatto, ma bisognerà necessariamente effettuare un cambio di rotta, se non altro nel risultato finale. Un risultato diverso dalla vittoria, infatti, significherebbe rinunciare ai sogni di gloria.

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