Il Giro d’Italia con il Bambino in braccio, Lars Bak vittoria in solitario

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Lars Bak | © LUK BENIES/ AFP /Getty Images

Ha vinto uno che si chiama come un succo di frutta, questo il primo pensiero che mi è venuto in mente guardando la tappa.
Ha vinto Lars Bak, danese, che ha fregato il gruppetto con cui era andato in fuga. In un momento in cui tutti si guardavano, si facevano le cortesie perché nessuno voleva partire per primo per timore di venire bruciato all’arrivo, questo arriva dalla Danimarca e a un chilometro e mezzo circa dal’arrivo, senza neanche crederci troppo neanche lui, se ne va. E non lo ripigliano più. Sarà stata la stanchezza, sarà stato il pensiero che tanto lo ripigliavano dopo, comunque fatto sta che abbiamo un vincitore di tappa danese con un nome che starebbe davvero benissimo, lo ribadisco, su un succo di frutta.

La tappa ha visto questa fuga di parecchi corridori che vengono lasciati andar via dal gruppo, in mezzo a loro nessun uomo di classifica, se escludiamo Casar che comunque era a 4 minuti dalla maglia rosa. Anche in questo caso, abbiamo visto il gruppo che comincia a fare cortesie: infatti in fuga c’era un corridore della Katiuscia, la squadra della maglia rosa. Quindi non potevano rincorrerli. Però c’era qualcuno che avrebbe potuto prendere la maglia rosa se il vantaggio si fosse fatto consistente. Tensione in casa Katiuscia, sembravano quei bambini a cui chiedi: “Vuoi più bene alla mamma oppure al papà?” e per l’imbarazzo se ne vanno piangendo. La Katiuscia reagisce dicendo: “Voglio più bene allo zio!“, quindi rincorre i fuggitivi ma non troppo per mantenere il distacco entro limiti accettabili.

Lars Bak | © LUK BENIES/ AFP /Getty Images

Mentre il gruppetto se ne va a vivere la sua giornata di gloria, nel gruppo qualcuno cerca di sparigliare le carte. Tiralongo e Cunego provano un attacco, ma vengono ripresi. Cunego finalmente si fa vedere, dopo una settimana e mezza passata a dire: “Tranquilli, al momento giusto, poi arrivano le montagne, poi considerate che ho i piatti da lavare, c’è stata un’invasione di cavallette, la macchina dal meccanico…” e tante altre cose così. Finalmente l’abbiamo visto attaccare, può darsi che il meccanico gli abbia riconsegnato la macchina e così sta più tranquillo.
Paolo Tiralongo, che fino a qualche giorno fa era un ottimo gregario senza velleità di classifica, in questi giorni sembra sia diventato Bartali: attacca sempre, appena c’è un cavalcavia è in testa a tirare, ho quasi paura per lui. Se continua così comincerà a correre per vincere anche contro i bambini che fanno i giri nel cortile.

Oggi tappa pianeggiante, per velocisti. Ormai io non guardo più chi vince le volate, ma chi si fracassa prima contro le transenne nelle numerose cadute all’arrivo che ci sono state in questo Giro. Si accettano scommesse sui emtacarpi che si frantumeranno in questa volata.
Io e mio figlio vi salutiamo e ce ne andiamo a raccogliere le puntate nel reparto ortopedia più vicino.

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