Italia, Mondiale finito. Lippi fa autocritica: “E’ colpa mia”

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Il fischio finale, le lacrime di Quagliarella, lo sconforto negli occhi degli azzurri. Si torna a casa nel peggiore dei modi. L’Italia è fuori dal Mondiale, eliminata dalla Slovacchia (ufficialmente) ma il pareggio contro la Nuova Zelanda dagli All Whites che non possono essere considerati neanche lontanamente parenti degli All Blacks di rugby, ha inciso indubbiamente sulle sorti degli azzurri. Nessuno mai avrebbe potuto immaginare questo, consentiteci il termine, tragico epilogo. Neanche Lippi. E il ct (oramai ex), in conferenza stampa, deluso, amareggiato, dispiaciuto, fa mea culpa e si prende tutta la responsabilità della disfatta, forse la più drammatica della storia del calcio italiano (l’Italia non usciva al primo turno in campionato del Mondo dal lontano 1974):

  • Mi prendo tutte le responsabilità per quello che è successo. Perchè se una squadra si presenta a un appuntamento come questo, dove bisogna vincere per forza, con il terrore nella testa, nelle gambe e nel cuore vuol dire che l’allenatore non ha preparato bene la gara sul piano tattico e psicologico. Mi dispiace da morire chiudere così. Mi dispiace davvero tanto per tutti gli sportivi italiani per come è andata. La colpa di tutto quello che è successo è solo mia perchè non ho preparato la squadra nella maniera più opportuna. Tutto pensavo fuorchè uscire quest’oggi, così, contro la Slovacchia. Non è possibile giocare un primo tempo come quello che abbiamo giocato. E lasciamo stare la reazione del secondo perchè ormai non contava nulla. Faccio gli auguri al mio successore (Prandelli ndr), ringrazio tutti voi per questi quattro anni. Processi? Tutto quello che volete, sono pronto i processi li facevate prima, figuriamoci dopo una partita cosi’. Ma io mi sono gia’ autocondannato. Avevo fortemente il desiderio di rifare questa esperienza, ero convintissimo che avremmo fatto cose diverse. Mi dispiace enormemente. Il problema non e’ mettere in campo prima un giocatore o un altro ma mettere in campo una squadra che gioca in questo modo: la responsabilita’ e’ completamente di chi la manda in campo. Ero convinto che gli uomini che ho scelto potessero dare di piu’. Questo era come un ottavo di finale, dentro o fuori. Evidentemente ho sbagliato a creare i presupposti psicologici che non erano quelli giusti. Ora mi fermo per un pò, poi valutero’ a mente fredda se è il caso o meno di tornare ad allenare“.

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