L’importanza di chiamarsi Francesco

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In principio furono i “vaffa” contro Rizzoli, reo di aver ostacolato un tiro del capitano romanista nel match Udinese-Roma della stagione 2007-2008 e che costarono al Pupone un’ammenda di 1000 euro, oggi gli improperi di Francesco Totti sono rivolti verso l’arbitro Russo e anche stavolta però il numero 10 è riuscito a farla franca. Eh si! Nonostante le regole molto ferree in materia di insulti alla terna, in Italia vi è molto spesso la tendenza ad adoperare metri di giudizio molto diversi, a seconda di chi si rende protagonista di tali atteggiamenti, e spesso si tende a sorvolare su qualche parolina di troppo, soprattutto quando a proferirla sono alcuni giocatori con un forte carisma e appeal. E’, come dire, la cosiddetta sudditanza psicologica, tanto cara a noi calciofili del Bel Paese.

Purtroppo come già ricordato, un campione come Totti non è nuovo a tali atteggiamenti nei confronti dei direttori di gara. Per l’amor del cielo, nessuno vuole martirizzare il capitano giallorosso, ma stigmatizzare l’accaduto e ridurlo ad un banale scatto di nervosismo durante un’azione di gioco risulterebbe ancor più grave. L’agonismo e la tensione si, sa fanno parte del gioco, ma  il tanto declamato buon senso arbitrale a volte rischia di diventare un’arma a doppio taglio, specie se in occasioni molto simili a quelle che hanno coinvolto il Pupone, il risultato è stato quello di applicare il regolamento alla regola (vedi Ibrahimovic), cosa a cui, invece, il numero 10 pare essere immune.

Ai tempi del caso Rizzoli, ci furono le immediate scuse con successive polemiche sui differenti metri di giudizio applicati dalle nostre giacchette nere, oggi, invece, forse per la dinamica diversa dell’insulto, allora Totti affrontò faccia a faccia l’arbitro bolognese, la cosa pare essere di poco interesse. Sta di fatto che il caro “King of Rome” c’è ricascato e ha purtroppo rovinato una serata che poteva e doveva essere speciale sia per lui che per la sua Roma, vista la vittoria importante che l’ha rimessa in corsa sul fronte Champions e visti i suoi 206 gol in serie A. A sbagliare però non è stato solo l’attaccante giallorosso ma anche l’arbitro Russo, che contravvenendo a quanto riportato nel regolamento non solo ha sorvolato sulle offese (“A fracicò, pezzo di m….” n.d.r) rivolte alla sua persona, ma si è anche allontanato dal giocatore dimostrando così poca fermezza e poco polso nell’affrontare con autorità il capitano romanista; questo atteggiamento di sicuro non avrà fatto piacere al povero Glik, che proprio per proteste, a mio giudizio motivate, poco dopo sarà espulso. Certo il giovane centrale difensivo del Bari avrà tempo, se rimarrà in Italia, di capire “L’importanza di chiamarsi Francesco”.

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