Report Calcio 2012, i conti non tornano. Buco da 2,6 miliardi

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maurizio beretta | © Vittorio Zunino/Getty Images

Nel mondo del calcio c’è qualcosa che non va. Prosegue la caduta libera dei conti. Nella scorsa stagione si è registrato il debito record di oltre 2,6 miliardi di euro. Il buco nero del bilancio comprende i campionati di Serie A, Serie Bwin, e Lega Pro. Scontato affermare come la massima serie la faccia da padrone. Quali le cause del profondo rosso italiano? Principalmente i costi dovuti a ingaggi annuali e trasferimenti faraonici, con giocatori che arrivano a peso d’oro per poi non lasciare alcuna traccia sul terreno di gioco. Situazione preoccupante anche sotto il punto di vista degli stadi, ormai impianti fantasmi e obsoleti che non attraggono più come un tempo i tifosi della domenica. C’è ancora qualcuno che si salva in tutto questo caos?

Il calcio italiano potrebbe far impallidire la stessa Grecia. Nella stagione appena trascorsa è stato accumulato un ulteriore debito di 420 milioni di euro, che va a sommarsi al precedente debito complessivo di 2,2 miliardi, accumulato negli ultimi anni. Teoricamente il fallimento è già certificato, fin quanto andrà avanti la pantomima del pallone? In che modo i club riusciranno a trovare la liquidità necessaria per sollevarsi dal pantano in cui è scivolato? Chi darà ulteriore credito all’azienda calcio, soprattutto ora che un nuovo capitolo del calcioscommesse è pronto a gettare nuovo fango sullo sport più amato dagli italiani.

Rispetto all’anno precedente, il debito totale è cresciuto del 14%. Fa sgomento il dato che riporta il numero dei club sani. Sono solamente 19 le squadre nel panorama calcistico nazionale che sono riuscite a chiudere i conti in positivo. Rispetto alle 107 società che attualmente figurano iscritte negli albi delle divisioni professionistiche, esse rappresentano meno del 20% totale. Sempre secondo il Report Calcio della Figc, la perdita annuale rispetto alla stagione 2009-2010 è aumentata di circa il 23% (quasi 80 milioni di euro).

maurizio beretta | © Vittorio Zunino/Getty Images

Altro punto dolente dell’inchiesta è quello sugli stadi. Da anni si invoca una rivoluzione culturale, la situazione però sembra essere rimasta la stessa di 20 anni fa. Fino a quando non verrà data una rispolverata agli impianti sportivi ormai vetusti, i tifosi continueranno a disertare lo stadio preferendolo alla comoda poltrona di casa. Nel 2010-2011 c’è stato un calo del 4,4%, che tradotto in denaro ha rappresentato una perdita per i botteghini di quasi 23 milioni di euro. L’esodo più massiccio fatto registrare lo scorso anno è stato in Seconda Divisione, dove si è assistito ad un calo di 20% dei spettatori.

L’unica ancora di salvataggio viene lanciata dai colossi televisivi, sebbene il valore del calcio nostrano sia diminuito di poco più dell’1%, per un totale di 2,5 miliardi di euro. Nella voce ricavi, è ancora la Serie A a recitare il ruolo di protagonista. Il campionato della massima serie prende l’82% della “torta”, seguita dalla Serie Bwin al 14% e dalla Lega Pro al 4%.

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