River Plate, rabbia e distruzione nella notte della retrocessione

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La rabbia e la delusione per la retrocessione del River Plate in serie B hanno tormentato la notte di Buenos Aires, fra scontri, feriti, violenze e tensioni. Un bilancio da guerriglia urbana, con sedici poliziotti feriti ed un tifoso in ospedale in gravi condizioni ed in pericolo di vita, oltre che sessantacinque feriti meno gravi fra i tifosi del River Plate. Un risultato sportivo pesante e “drammatico” sportivamente, con la prima retrocessione della storia per il club dopo 110 anni dalla sua fondazione, un esito difficile da accettare ma, nonostante ciò, la furia dei tifosi e gli atti vandalici procurati appaiono assolutamente ingiustificabili.

© ALEJANDRO PAGNI/AFP/Getty Images
Allo stadio “Monumental” gli scontri ed i disordini sono iniziati già prima del fischio finale della partita di ritorno dei play out contro il Belgrano, quando il risultato di 1-1 già lasciava presagire il funesto risultato finale, alla luce del 2-0 della partita di andata a Cordoba, e sono proseguiti al termine della gara quando all’esterno dello stadio la Polizia è stata costretta a sparare proiettili di gomma per tentare di disperdere la folla, ed a ricorrere anche agli agenti a cavallo. I danni al Monumental sono davvero molto seri, al punto che ora è a rischio la possibilità di adoperare l’impianto di Buenos Aires per la prossima Coppa America, in programma dal primo al 24 Luglio, e sono proseguiti nonostante la polizia avesse attivato gli idranti per placare la furia della folla: alla fine, i tifosi sono riusciti anche a colpire la storica bacheca dei trofei del River Plate ed i giocatori sono stati costretti ad essere scortati fuori dal campo dalle forze dell’ordine intervenute e mobilitate, con oltre 2 mila unità di agenti. Una guerriglia urbana che il giorno dopo lascia soltanto distruzione ed amarezza nel presidente Daniel Alberto Passarela, nei giocatori, e nei tifosi, quelli “veri” soprattutto.

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