Sciopero Aic: inizia il countdown. Petrucci auspica il buon senso

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Si è partiti da lontano prima ipotizzandolo e poi mettendo tutti con la faccia contro il muro, l’Aic come i migliori sindacati (di un tempo) non indietreggia, anzi, alza il tiro proclamando un sciopero per il prossimo week end che ha la sensazione di voler imporre una scelta piuttosto che lasciar al dibattito la soluzione.

Non entrando sul merito della richiesta dei giocatori peraltro leggittima e comunque privileggiante rispetto a chi, comune lavoratore, se non rientra nei piani della società viene licenziato in tronco e non trasferito, ciò che sembra grottesco è la scelta di uno sciopero in un momento cosi aspro e pieno di insidie per il nostro paese e dove in molti hanno l’angoscioso problema di come arrivare a fine mese.

Inizia oggi la lotta contro il tempo con il presidente Abete in campo personalmente per derimere la controversia e gli avvocati delle due parti a trovar il giusto tavolo per l’accordo. Intanto anche l’Aia è sul piede di guerra per la propria indipendenza.

Petrucci continua comunque ad auspicare il buon senso rimarcando la categoria privileggiata che sono i calciatori “revoca dello sciopero? Sono realista ho fiducia nel presidente Figc Abete affinché il buon senso prevalga. Fare questo sciopero significa non rendersi conto del momento che sta attraversando il Paese e il resto del mondo. Questa proclamazione è di una assurdità tale che significa non aver letto i giornali”

“Mi auguro – prosegue il presidente del Coni – che sabato e domenica si giochi. Io non tifo per una parte, io tifo perchè si giochi, il calcio è una cosa pubblica. Vedo troppa effervescenza da parte dell’Aic, si dice che tutti i calciatori sono d’accordo, ma non è stata fatta un’assemblea. Credo che dopo questa questione, debba essere rivista tutta la materia. Si dice che si fa sciopero per i più deboli ma domenica i più deboli giocano”. E ancora: “Sono certo che Abete convocherà le parti, tutti dovranno andare senza pregiudizi perché questa giornata si deve giocare. Sarebbe bruttissimo fermarsi per l’immagine, per il calcio italiano e per tutti. Non vogliamo passare alla storia come il paese che non si rende conto di quello che sta accadendo intorno”.

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