Totti e Del Piero: esperienza al potere

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Nel calcio moderno dove il motto sembra sempre più “Va dove ti portano i soldi” si fa fatica a trovare qualcuno che gioca ancora per la maglia. Quest’ultima domenica di campionato ci regala le immagini di due campioni intramontabili, dati ciclicamente per finiti e puntalmente pronti a riprendersi le luci della ribalta: stiamo parlando di Alessandro Del Piero e Francesco Totti. Entrambi sono ormai entrati nella cateregoria over-trenta ma non hanno smesso di essere decisivi per le loro squadre, tirando la caretta nei momenti più difficili della stagione e consacrando la loro carriera ad unica squadra. Due storie spesso in parallelo fatte di paragoni, staffette e lotte sportive che hanno fatto la storia del calcio italiano dell’ultimo decennio.

PINTURICCHIO – Dagli inizi della sua carriera alla Juventus si capisce subito che Del Piero è un predestinato. Segna il suo primo gol con la maglia bianconera alla seconda presenza, entrando dalla panchina, e ne segna altri 4 nel corso dell’anno. Doveva vedersela con giocatori del calibro di Vialli e Baggio ma il giovane Alex si consacra nella stagione successiva e l’emblema di quell’annata è il bellissimo gol contro la Fiorentina, con un tocco morbido al volo che delizia il popolo juventino. E poi una progressione inarrestabile, più forte di quel maledetto infortunio contro l’Udinese nel momento migliore della sua carriera, più forte delle critiche che lo hanno accompagnato nei momenti difficili. Ad oggi Del Piero è il 5° marcatore italiano, con 312 reti messe a segno in tutte le competizioni (282 con la maglia bianconera), l’ultima porta la data di ieri. E non una rete qualunque ma una prodezza assoluta dove il capitano mette in mostra tutto il repertorio prima di concludere con un sinistro a giro imparabile che regala alla Juve una vittoria che mancava da troppi turni. Al momento della sostituzione tutto lo stadio in piedi ad osannare l’unico giocatore che di questi tempi sembra essere degno di vestire quella maglia.

 

IL PUPONE – Negli stessi anni in cui Del Piero segnava i suoi primi gol in bianconero, Francesco Totti faceva il suo esordio alla Roma grazie a Vujadin Boškov che lo manda in campo a soli 16 anni, ma il suo vero mentore è Carlo Mazzone che aiuta il giovane talento giallorosso a maturare e nei 3 anni di convivenza alla Roma il futuro capitano mette a segno 11 reti. Passano gli allenatori ma resta Totti che diventa simbolo della squadra e della città e nel corso della sua carriera i gol arrivano ad essere 256 di cui 201 in Serie A, in un club ristretto che annovera campioni del calibro di Roberto Baggio, Meazza e Piola. Nella galleria delle reti più belle quelle contro la Sampdoria e Udinese, entrambe al volo di sinistro e poi l’era del “cucchiaio” con quelli celebri nel derby e quello su rigore contro l’Olanda agli Europei. E in un palmares che sarebbe potuto essere nettamente più vasto se avesse ceduto alle lusinghe di Real Madrid o Milan, il “Pupone” può vantare lo scudetto del 2001 e i Mondiale vinto in Germania nel 2006. Quest’anno nel momento più nero della Roma sono arrivate le due doppiette consecutive di Totti (una nel derby) che fanno capire quanto questo giocatore sia la vera anima della squadra.

Insomma si parla di due giocatori che hanno dimostrato il proprio valore sia come sportivi che come uomini, a volte sbagliando ma sempre fedeli ai propri colori; con una voglia di giocare che dovrebbe essere d’esempio a tutti i giovani giocatori che a 21 anni si sentono già arrivati.

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