Il Pallonaro

Calciopoli: Sim svizzere intercettabili, stoccata della Casoria ai pm

Si è definitivamente rotto il vaso di Pandora che negli ultimi cinque anni ci ha fatto credere l’esistenza di una “sola” cupola facente riferimento a Luciano Moggi che mirava a modificare il reale corso del campionato. Le nuove intercettazioni hanno dimostrato che alcune prassi erano ormai consolidate e oltre alla Juventus a far pressione sulla classe arbitrale erano praticamente tutte le squadre di serie A e in alcuni casi il contenuto intercettato è addirittura più bollente di quelle di big Luciano.

Per confezionare l’impianto accusatorio il colonnello Auricchio e i pm dell’accusa hanno omesso ad arte una parte di verità ma sopratutto hanno ipotizzato prove più schiaccianti nelle famose sim svizzere “ahinoi” non intercettabili. Bene nell’udienza di ieri viene smentita anche quest’ultima finta verità come dimostra il perito della difesa l’ing De Falco “Il cellulare è parte della rete, quindi quando lo accendo tutti sanno dove sono. La rete vede il telefonino e se non lo ha nei database chiede al gestore straniero se può dare la linea. Non è segreta per niente.I telefonini sono tutti intercettabili se si conosce il numero del telefonino. Quando c’è una telefonata il gestore non segna solo il numero della sim ma anche il numero del telefonino. Sarebbe stato interessante vedere se questi numeri erano associati anche ad altri numeri cellulari ma non è stato fatto. Non vi è collegamento tra zona e persona ma anche in termini di zona e abitazione della persona siamo a percentuali molto basse, al di sotto del 5%. I carabinieri hanno fatto il ragionamento per cui essendo le celle in quel quartiere, e abitando il Fabiani in quel quartiere, e essendo alcune rivolte a Messina, le hanno attribuite a lui. Inoltre, c’erano anche agganci a celle in posti diversi dove si trovava il Messina in trasferta, ma solo per 5 giornate e non per le altre trasferte.”

Il pm in evidente difficoltà ha ribbattuto alla deposizione di De Falco rilevandoo una mancanza di approfondimento nel lavoro del consulente ma a ribattere è il giudice Casoria “Ha ragionato come hanno ragionato i Carabinieri”. facendo intuire il suo parere sul processo.

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