
Il mondo del calcio piange un grande bomber scomparso prematuramente (ilpallonaro.com)
Il mondo del calcio è stato colpito da una notizia dolorosa: un grande bomber ci ha lasciati troppo presto.
Ci sono notizie che arrivano all’improvviso, anche se, sotto sotto, si sapeva che prima o poi sarebbero arrivate. Eppure, quando accadono, spiazzano, colpiscono nel profondo. Il mondo del calcio, nelle ultime ore, si è stretto in un silenzio che sa di commozione e incredulità.
Se ne è andato un ex attaccante che ha lasciato il segno in campo, ma anche e soprattutto fuori. Un calciatore che non era soltanto gol e tecnica, ma anche umanità, dedizione e forza d’animo. La sua battaglia contro la malattia era nota da tempo, ma nessuno, davvero, era pronto a dirgli addio.
Il lutto nel mondo del calcio sconvolge tutti
La sua è stata una lotta lunga, iniziata più di dieci anni fa, nel 2014, quando gli venne diagnosticata la sclerosi multipla. Da quel momento, la sua vita è cambiata radicalmente. Ma non il suo spirito. Chi lo ha conosciuto racconta di un uomo che, nonostante tutto, ha continuato a sorridere, ad essere presente, a sostenere i suoi cari e ad accettare il tempo che aveva a disposizione con una dignità che commuove. Non c’è retorica, né bisogno di esagerare: chi lo ha seguito negli ultimi anni sa quanto coraggio ci fosse in ogni sua giornata.
Però, è chiaro, non si può parlare di lui senza ricordare ciò che è stato sui campi da gioco. Il calcio è stato il suo linguaggio, la sua passione più pura. Ed è lì che ha regalato emozioni, lasciando un segno soprattutto con la maglia del Cambridge United. Era un bomber vero, uno di quelli che sapeva esattamente dove sarebbe finito il pallone, con il fiuto del gol che solo i veri attaccanti hanno. Giocava con grinta, ma mai con arroganza. Con determinazione, ma sempre con quel rispetto verso il gioco e verso gli avversari che lo rendevano un punto di riferimento anche fuori dal campo.

Negli anni in cui è stato il volto del Cambridge, i tifosi lo hanno amato visceralmente. Non solo per i gol — e ne ha segnati, eccome — ma per il cuore che metteva in ogni partita. Era uno di quei giocatori che, anche quando le gambe iniziavano a non girare più come una volta, si facevano perdonare tutto con lo sguardo, con l’impegno, con l’anima. Quando poi ha dovuto dire addio al calcio giocato, non l’ha fatto con rimpianto. Tom Youngs semplicemente, ha accettato una nuova fase, anche se il destino aveva già cominciato a presentargli un conto molto salato.
La diagnosi e dieci anni di malattia
La diagnosi, arrivata quando aveva appena 35 anni, è stata uno schiaffo in pieno volto. Da lì, il percorso è stato complesso, pieno di ostacoli, fatto anche di momenti difficili, di dolore, di limiti sempre più stringenti. Però lui, fino alla fine, ha cercato di restare in piedi. Con la famiglia accanto, con gli amici di sempre, con i tifosi che non lo hanno mai abbandonato. Anzi, negli ultimi anni, attorno a lui si è creata una vera e propria rete di affetto, un abbraccio collettivo che ora diventa silenzio, rispetto, memoria.
Ora che il suo nome Tom Youngs è stato pronunciato da tutti con un misto di tristezza e affetto, resta il ricordo di una persona vera, di un campione silenzioso, di un uomo che ha affrontato la sua battaglia più dura con una forza che lascia il segno. E, senza ombra di dubbio, questo ricordo continuerà a vivere. Nei cuori di chi lo ha visto giocare, di chi lo ha conosciuto da vicino, e anche di chi magari ha solo sentito parlare di lui in questi giorni, ma ha percepito subito quanto valore ci fosse in quella storia. Nel mondo del calcio, ogni tanto, passa qualcuno che vale molto più di un gol. E Tom Youngs, in questo, era un fuoriclasse assoluto.