
Schumacher, ora è davvero finita: la notizia arriva dopo il GP - Ilpallonaro.com (screen Youtube)
L’ultimo Gran Premio di Silverstone ha lasciato una scia di conferme e qualche nuova certezza, stabilendo anche un record che riporta alla mente il grande Michael Schumacher.
Le Ferrari, ancora una volta, hanno mostrato tutte le difficoltà di una monoposto che non riesce a imporsi nella lotta per il podio, mentre i soliti nomi – Max Verstappen, Lewis Hamilton, Lando Norris, Charles Leclerc – continuano a dominare i titoli di giornale e l’interesse dei tifosi. Eppure, tra i riflessi delle monoposto moderne, si intravedono ancora le sagome di chi ha fatto la storia, di chi ha segnato un’epoca e continua, in qualche modo, a influenzare lo sport. Uno di questi è, e resta per sempre, Michael Schumacher.
Parlare oggi di Schumacher significa evocare un’icona che trascende le statistiche. Sette volte campione del mondo, 91 vittorie, un’epoca segnata dalla supremazia con la Ferrari e da un’intensità che ha ridefinito il concetto stesso di competizione. Schumacher ha incarnato l’archetipo del pilota moderno, capace di dominare con intelligenza tattica, sensibilità meccanica e una fame agonistica rara. Il suo nome, ancora oggi, è il punto di riferimento per ogni discussione sulla grandezza. Eppure, la Formula 1 del 2025 è molto diversa da quella che Schumacher ha reso grande. Le auto sono più pesanti, i regolamenti più stringenti, l’elettronica più invasiva. Alcuni la chiamano evoluzione, altri involuzione. Di certo, però, ci sono piloti che continuano a resistere a questa trasformazione, che si adattano e al contempo restano legati a un’epoca in cui il talento veniva prima di tutto. Uno di questi è Fernando Alonso, che con Schumacher ha condiviso la pista, la rivalità e, ora, anche un primato.
Fernando Alonso supera anche il tempo: traguardo storico contro Schumacher
Nel weekend del Gran Premio d’Austria, a quasi 44 anni, Fernando Alonso ha scritto una nuova pagina nella storia della Formula 1. Con un settimo posto al Red Bull Ring, il pilota spagnolo è diventato il più anziano a guadagnare punti nella massima serie negli ultimi cinquant’anni, superando proprio Michael Schumacher, che deteneva questo primato dal suo rientro alle corse con la Mercedes nel 2010. Un risultato che va ben oltre la classifica: è il simbolo di una longevità sportiva senza precedenti, ottenuta grazie a una carriera costruita sulla resilienza, sull’adattamento e su una visione sempre chiara dei propri obiettivi.

Dopo un inizio di stagione complicato, la Aston Martin ha saputo offrire ad Alonso una monoposto competitiva, e il campione ha risposto con una strategia perfetta: un solo pit stop, adottato solo da lui e Liam Lawson, eseguito con maestria e con la solita lucidità tattica. Ma il weekend è stato anche l’occasione per celebrare un’altra dimensione di Alonso: quella del mentore. Dopo il traguardo, l’asturiano ha applaudito il suo protetto Gabriel Bortoleto, giovane talento da lui seguito e consigliato, che ha chiuso tra i primi dieci. Un gesto che racconta molto dello spirito con cui Alonso vive oggi la Formula 1: non solo come concorrente, ma come guida, come figura di riferimento per le nuove generazioni.