
Schumacher, ricordo commovente: l'ultimo abbraccio - Ilpallonaro.com (Screen Youtube)
Parlare di Michael Schumacher significa evocare un’epoca d’oro della Formula 1. Significa richiamare alla memoria l’immagine di una Ferrari invincibile, di un uomo che ha saputo trasformare la Rossa di Maranello in una macchina da guerra perfetta.
Con 7 titoli mondiali e 91 vittorie in carriera, Schumacher ha riscritto la storia della F1, diventando per molti il più grande di sempre. Ma il suo lascito va ben oltre i numeri: è diventato un modello, un riferimento per chiunque sogni un giorno di indossare la tuta rossa e salire sul gradino più alto del podio. Il suo approccio maniacale al lavoro, la sua capacità di motivare e trascinare un team, la forza mentale con cui affrontava ogni week-end di gara: tutto in Schumacher gridava eccellenza.
È per questo che, ancora oggi, ogni volta che un nuovo pilota approda alla Ferrari, il paragone è inevitabile. I tifosi lo attendono, sperano di riconoscere in lui lo stesso fuoco che ardeva negli occhi del Kaiser. Eppure, finora, nessuno è stato davvero in grado di raccoglierne l’eredità. Né Vettel, né Leclerc, né oggi Hamilton, per quanto il loro talento sia indiscusso. La figura di Schumacher resta scolpita nel cuore dei tifosi e nei ricordi di chi ha condiviso con lui la pista. Uno di questi è Jean Alesi, che trent’anni fa ha vissuto uno dei momenti più intensi della sua carriera proprio grazie al campione tedesco.
Il ricordo di Alesi: “Michael mi abbracciò con emozione”
Era l’11 giugno 1995, Gran Premio del Canada. Una data che Jean Alesi non dimenticherà mai. Quel giorno arrivò il suo primo e unico successo in Formula 1, con la Ferrari, dopo una carriera segnata da talento e sfortuna. E, in quel momento di gloria, un gesto rimasto nella storia: Michael Schumacher, allora suo rivale, lo aiutò a tornare ai box, regalandogli una scena entrata nella leggenda. Alesi ha raccontato l’episodio in un’intervista a La Stampa: “Feci un buon inizio di stagione, poi quel giorno volevo vincere a tutti i costi”. Rimasto senza benzina durante il giro d’onore, il francese fu costretto a fermarsi.

Fu allora che Schumacher, già campione del mondo con Benetton, lo raggiunse con la sua vettura e gli offrì un passaggio: “Quel giorno lo vidi emozionato per me, dato che era la mia prima vittoria. Mi disse che ero stato bravo, mi abbracciò nel parco chiuso. Con lui ho sempre avuto un rapporto meraviglioso”. Un gesto di grande sportività e rispetto, che dice molto di Schumacher anche come uomo, non solo come pilota. “Non ci rimasi male quando l’anno successivo prese il mio posto in Ferrari”, ha aggiunto Alesi, sottolineando l’ammirazione reciproca. E oggi, a trent’anni da quel giorno, quel passaggio a due su una monoposto resta una delle immagini più iconiche della F1. Una fotografia di umanità, rispetto e grandezza che nessuno potrà mai cancellare