
Shock Schumacher-Hamilton: “Parla a monosillabi” - Ilpallonaro.com (screen Youtube)
Le condizioni di salute di Michael Schumacher restano uno dei più grandi misteri – e dolori – del mondo dello sport moderno.
Dal tragico incidente sugli sci del dicembre 2013 a Méribel, in Francia, la famiglia ha mantenuto un profilo strettissimo, rilasciando pochissime dichiarazioni ufficiali e proteggendo con grande rigore la privacy del sette volte campione del mondo. Da anni, Schumacher è assistito nella sua villa in Svizzera, dove riceve cure continue. Le poche informazioni trapelate parlano di uno stato vegetativo molto delicato, in cui la comunicazione con l’esterno è pressoché nulla. Ogni aggiornamento diventa quindi oggetto di emozione e dibattito per i milioni di fan che non hanno mai smesso di sperare.
Proprio Lewis Hamilton, che ha eguagliato i suoi sette titoli mondiali e superato diversi suoi record (tra cui quello di pole position e vittorie in carriera), ha più volte dichiarato di considerare Schumacher una leggenda assoluta, nonostante il paragone sia inevitabile. Ma tra i due campioni ci sono profonde differenze: Schumacher rappresentava una Formula 1 più “artigianale”, meno tecnologica e più legata al lavoro di squadra. Alla Ferrari degli anni 2000, tutto il team – da Jean Todt a Ross Brawn, fino ai meccanici e agli ingegneri – era allineato su un solo obiettivo: costruire la vittoria di Michael. Era un’era in cui il pilota era davvero il perno di un progetto sportivo, ma oggi a Maranello c’è un problema molto serio di comunicazione tra pilota e team.
Choc Hamilton, Baldisserri: “Non si capiscono neanche”
Nel suo intervento su FormulaCritica.it, l’ex ingegnere di pista di Michael Schumacher, Luca Baldisserri, ha puntato il dito contro una delle cause principali del difficile avvio di stagione di Lewis Hamilton in Ferrari: la comunicazione complicata con l’ingegnere di pista Riccardo Adami. Secondo Baldisserri infatti – Hamilton parla a monosillabi, oppure parla ma ponendo delle domande – una modalità che rende arduo per il team comprendere esattamente ciò di cui ha bisogno durante la gara. Il 62enne ingegnere ha spiegato che questa mancanza di chiarezza crea un problema evidente: “Spesso sembra che non si capiscano neanche, perché uno dice una cosa e l’altro ne capisce un’altra”. Un limite che, in un contesto competitivo come la Formula 1, può influire pesantemente sui risultati.

Baldisserri ha quindi tracciato un netto paragone con Michael Schumacher, di cui è stato la voce guida in radio nei suoi anni d’oro a Maranello: “Quando Michael è arrivato da noi, lo abbiamo interrogato su qual era il suo stile di guida e il suo concetto di vettura”. L’intesa tra pilota e ingegnere era totale, basata su scambi ricchi e continui. Oggi invece, conclude Baldisserri – se questo canale ha delle interruzioni poi succede quello che sta succedendo – e avverte – se la sintonia non si crea, non sarà Hamilton a pagare, ma molto probabilmente Adami.