
C'è paura per il Roalnd Garros (Foto IG @janniksin - ilpallonaro.com)
C’è grande preoccupazione per Jannik Sinner in vista del Roland Garros, e l’atmosfera nel tennis italiano è tutt’altro che serena.
Siamo alle porte di uno degli appuntamenti più importanti della stagione tennistica e l’aria che si respira è tutt’altro che tranquilla. Il Roland Garros, con il suo fascino intramontabile e i campi in terra rossa che mettono a dura prova i nervi e il fisico dei giocatori, è da sempre un banco di prova durissimo.
E quest’anno, per l’Italia del tennis, il torneo arriva con più interrogativi del solito. Non solo per le condizioni fisiche dei nostri atleti, ma anche per un clima generale di incertezza che ha preso piede nel circuito.
Sinner, vicenda non conclusa
Il ritorno di Jannik Sinner al tennis giocato, dopo un periodo di assenza che ha fatto tremare i tifosi, doveva essere il momento del riscatto, della speranza, dell’entusiasmo ritrovato. Invece, senza ombra di dubbio, si è trasformato in una sorta di attesa sospesa, perché il suo nome continua ad essere associato a qualcosa che va ben oltre il campo da gioco. Non parliamo di infortuni, o almeno non solo, ma di una nuvola nera che aleggia sull’intero mondo del tennis professionistico.
Infatti, negli ultimi tempi, due casi hanno fatto esplodere le discussioni: la squalifica per doping di Jannik Sinner e quella, ancor più recente e altrettanto clamorosa, di Iga Swiatek. Due nomi di punta del tennis mondiale, entrambi coinvolti in una vicenda che ha lasciato di stucco pubblico, addetti ai lavori e colleghi. Contaminazione di prodotti che hanno altri scopi è questa la motivazione che ha portato Sinner ad una squalifica di tre mesi e semrerebbe essere lo stesso per Swiatek ma con un stop maggiore.

– ilpallonaro.com)
Non è un caso che proprio Jasmine Paolini, oggi numero 4 del mondo, sia tornata sull’argomento senza troppi giri di parole. Intervistata durante la preparazione al Roland Garros, la tennista italiana ha raccontato un sentimento che ormai è diffuso nello spogliatoio: la paura.
“Certo che abbiamo paura che possa capitare anche a noi”, ha detto Paolini con la schiettezza di chi non vuole nascondersi dietro le formalità. E poi ha aggiunto qualcosa che fa riflettere sul livello di tensione raggiunto: “Ho sempre prestato molta attenzione alla mia routine quotidiana, ma ora si ha la sensazione di essere più vulnerabili. Perché, sai, dopo quei casi, lo vedi come un problema reale, e fa un po’ paura. Dobbiamo controllare molte cose: stiamo cercando di fare del nostro meglio”.
Le sue parole non sono solo lo sfogo di un’atleta sotto pressione, ma il segnale concreto di un malessere che serpeggia tra i professionisti. In un ambiente dove ogni sostanza ingerita può diventare motivo di sospetto, la serenità mentale è la prima a vacillare. E se perfino giocatori del calibro di Sinner e Swiatek sono finiti nella rete dei controlli antidoping, è normale che chiunque si senta esposto. Non è più solo una questione di sport, ma di fiducia. Fiducia in sé stessi, nei propri team, nei protocolli. Fiducia che ora, però, comincia a scricchiolare.
In tutto questo, il Roland Garros non perde il suo peso simbolico. È il teatro dove si scrivono le imprese, ma anche dove emergono le fragilità. Jannik Sinner tornerà a calcare la terra rossa di Parigi, ma lo farà con un occhio al pubblico e uno, inevitabilmente, a tutto quello che sta succedendo fuori dal campo. Perché il tennis, mai come ora, sembra un gioco che si gioca anche tra le righe del regolamento. E l’Italia, che fino a poco fa era soltanto orgogliosa dei suoi campioni, oggi guarda avanti con fiato sospeso.