Moggi condannato. Il “così fan tutti” non ha pagato

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Luciano Moggi | © PACO SERINELLI/AFP/Getty Images

Calciopoli è finita? Il processo di Napoli si è concluso con la condanna di Luciano Moggi e la conferma di una associazione a delinquere che mirava a stravolgere il normale corso del campionato italiano di calcio. Sono passate più di 24 ore e pur non avendo ancora chiaro su quali siano le reali conseguenze del dispositivo emesso dal giudice Casoria presso il Tribunale di Napoli sono riuscito a convincermi dell’idea, che tra l’altro mi accompagna da ormai tanti mesi, di qualche errore di valutazione della strategia difensiva di Luciano Moggi. Parliamoci chiaro, per quasi tutti Calciopoli era Moggiopoli e il processo avrebbe avuto un vincitore o un vinto solo e soltanto per l’assoluzione o condanna di Luciano Moggi. Per come è partito e si è sviluppato il processo gli altri membri, pur appartenenti alla “cupola” erano soltanto di contorno, accessori per l’una o l’altra tesi.

Luciano Moggi | © PACO SERINELLI/AFP/Getty Images
Buttato in prima pagina come il male assoluto, l’uomo che orchestrava a tavolino gli scudetti Big Luciano ha iniziato una battaglia personale nei confronti dei suoi accusatori, sovraesponendosi in salotti televisivi nazionali e locali gridando, più che la sua innocenza, la colpevolezza di altri. La difesa degli avvocati Prioreschi e Trofino si incentrata infatti principalmente su altre intercettazioni che hanno evidentemente dimostrato una prassi consolidata e comune ma che non hanno in nessun modo smentito la condotta di Moggi. L’encomiabile lavoro di Nicola Penta è servito a far saltare fuori non una verità parziale come quella disegnata dal colonnello Auricchio e perorata da Narducci, Beatrice e Capuano ma pur alleggerendo la posizione di Moggi in senso assoluto non è r . In un processo penale la prova “del cosi fan tutti” non fa che perorare la tesi dell’accusa. Non sono un avvocato, non ho nessuna esperienza giuridica ma sono un attento osservatore ed è facilmente dimostrabile che in tutti i processi dove l’imputato vuol trasformarsi in accusatore finisce per pagare. Moggi ha portato a galla nuove verità, ha fatto capire che di quel calcio e forse anche di quello attuale non c’era e non c’è niente da salvare ma obiettivamente al giudice Casoria che si trovava a decidere sulle colpe di Moggi e della presunta cupola poteva interessare la colpevolezza di Moratti o Facchetti? L’avvocato Morescanti, ad esempio, forse perchè non disponeva delle risorse di Moggi per sbobinare le intercettazione o semplicemente per strategia difensiva, ha invece difeso i suoi evidenziando la parzialità delle intercettazioni portate dall’impossibilità di esser realmente contestualizzate senza saper quelle precedenti e successive. Onestamente pensavo che dalle stanze di Napoli ci fosse una sentenza differente tanto per la mancanza di prove certe quanto per un dibattimento che ha smantellato ad ogni udienza una tesi dell’accusa e anche per questo son curioso di legger le motivazioni della sentenza. Per Moggi e gli altri imputati adesso ci sarà la possibilità di far appello e di dimostrare questa volta di non aver tenuto nessun comportamento rilevante. La partita sportiva non si è chiusa e non si chiuderà mai. Le prove sono nella ridicola esultanza della Juventus alla sentenza, nelle accuse di Palazzi all’Inter e Moratti e sopratutto nella consapevolezza che chi doveva salvaguardare il calcio all’epoca dei fatti è ancora in sella.

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