Capello e l’addio all’Inghilterra. Inter a giugno?

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fabio capello | © CARL COURT/AFP/Getty Images

Fabio Capello da ieri sera non è più il ct dell’Inghilterra. La porta dell’ufficio della Fa (Football Association) sta ancora vibrando, dopo essere stata sbattuta dal tecnico italiano nel tardo pomeriggio, non prima di aver rassegnato le dimissioni difronte ai vertici del calcio inglese. Una conclusione amara per una storia d’amore mai scoppiata fra Don Fabio e il Paese anglosassone. Sfilare la fascia di capitano dal braccio di Terry è stato il casus belli dell’intera vicenda, sebbene il rapporto fra l’ex tecnico di Milan e Real Madrid, e i tifosi inglesi fosse già incrinato da due anni, dopo la disastrosa spedizione in Sudafrica. Riviviamo i momenti più significativi dell’avventura di Capello in Inghilterra.

GLI INIZI E UN GIRONE DA RECORD – Era il lontano 14 dicembre 2007 quando gli inglesi scelsero di affidare la panchina della Nazionale ad un straniero, evento unico nella storia del calcio anglosassone. Capello arrivava dalla vittoria nella Liga con il Real Madrid dei Galacticos, dopo i trionfi con Juve, Roma e Milan. Il girone di qualificazione per i mondiali del 2010 vede l’Inghilterra protagonista, con 9 vittorie (8 consecutive) in dieci incontri, che consentono ai “Leoni” inglese di essere definiti come la squadra da battere in Sudafrica. La stampa, dopo un welcome non certamente caloroso, tesse gli elogi dell’ Imperatore Fabio. 

 

FATTORE TERRY – Intorno alla figura del difensore dei Blues Terry, capitano della Nazionale, vivono le tappe più difficili del ciclo Capello. Agli inizi del 2010 scoppia lo scandalo che vede protagonista lo stesso difensore del Chelsea, il quale ha una relazione extra-coniugale con l’allora fidanzata dell’ex compagno di squadra e di Nazionale Wayne Bridge (trasferitosi al City). La stampa, preoccupata per le tensioni che sarebbero potute scoppiare all’interno dello spogliatoio inglese in vista dei Mondiali del Sudafrica, chiede a gran voce la revoca della fascia di capitano a Terry da parte di Fabio Capello. L’allenatore italiano rifiuta tale richiesta e prosegue dritto per la propria strada. Il primo strappo è dato, pochi mesi dopo ce ne sarebbe stato un secondo ben più grave.

DISASTRO AFRICANO – Le aspettative per il Mondiale sono elevate, l’intero Paese spinge per la vittoria iridata che manca all’Inghilterra dal 1966 (che rimane ad oggi l’unica affermazione inglese). I “Leoni” però non riescono a ripetere le belle prestazioni delle qualificazioni, ma riescono ugualmente ad ottenere il passaggio agli ottavi di finale dopo 2 pareggi (contro Usa e Algeria) e la vittoria contro la Slovenia. Negli ottavi però Capello pesca la sorpresa Germania, che travolge gli inglesi 4-1. Stampa e tifosi sentenziano la parola fine dell’avventura di Don Fabio sulla panchina della Nazionale, ma la Federazione, prigioniera del contratto da 8 milioni di euro (con scadenza nel 2012) firmato alla fine del 2007 dal tecnico di Pieris. Mentre nel Paese si assiste ad una vera e propria sommossa popolare nei confronti di Capello, il ct non rassegna le dimissioni (auspicate dalla stessa Fa) e rimane alla guida dell’Inghilterra.

ANCORA TERRY – Non sarà sufficiente un altro girone di qualificazione disputato a livelli altissimi, e il pass a Euro 2012 conquistato con una giornata d’anticipo sul campo di Montenegro, Capello sarà costretto a fare i conti ancora una volta con le vicende legate a Terry. Il difensore dei Blues, in occasione della partita di Premier fra Chelsea-Qpr, viene accusato di aver rivolto insulti razzisti nei confronti del difensore avversario Anton Ferdinand, accusa per la quale John Terry verrà processato in estate, ad Europeo concluso. In Inghilterra scoppia l’ennesima polemica, e questa volta è la stessa Federazione a decidere per la revoca della fascia di capitano al discusso calciatore inglese ed esortare Capello alla nomina di un nuovo leader per la squadra. Il ct però non accetta ciò che in seguito definirà “una mossa che ha leso la mia autorità all’interno dello spogliatoio”.
Il tecnico di Pieris non ci pensa su due volte prima di andare a Wembley e rassegnare le dimissioni da ct della Nazionale inglese, sbattendo la porta al grande capo della Fa David Bernstein.  Le dimissioni di Capello vengono accolte con grande entusiasmo da parte di tutta la stampa inglese, che ora attendono con ansia Harry Redknapp alla guida dei “Leoni”, nonostante il presidente del Totthenam abbia già dichiarato apertamente la propria volontà di trattenere l’allenatore inglese.

DON FABIO E IL FUTURO – Nel day after suonano le sirene russe, le quali potrebbero ammaliare Capello, convincendolo ad accettare la corte serrata dell’Anzhi, il club russo che ancora non è riuscito a coronare il proprio sogno di affidare la crescita della squadra ad un allenatore di fama internazionale. I russi sarebbero anche i soli a poter garantire lo stipendio che Capello percepiva in Inghilterra.
Le dimissioni dell’allenatore italiano potrebbero aprire scenari importanti anche all’Inter. Massimo Moratti non ha mai nascosto la propria ammirazione verso Capello, avendolo già messo nel mirino durante l’estate del 2010 ed anche l’anno scorso, quando poi la scelta ricadde sullo sfortunato Gasperini. L’attuale tecnico nerazzurro è entrato in una pericolosa spirale di sconfitte, che hanno come contorno i contrasti fra lo stesso Ranieri e il numero uno di corso Vittorio Emanuele riguardo la vicenda Thiago Motta.
E’ verosimile l’ipotesi che vede l’allenatore romano concludere la stagione con l’Inter a giugno, venendo poi cortesemente ringraziato del lavoro svolto facendo spazio ad una nuova rivoluzione estiva, che dopo l’addio di Mourinho è diventato il liet-motiv delle estati nerazzurri. Fabio Capello resta in cima ai desideri di Moratti, ma l’ex ct inglese nel recente passato ha dichiarato che non avrebbe mai allenato la squadra milanese (dopo i suoi trascorsi al Milan). Le stesse parole erano state pronunciate però ai tempi della Roma, quando gli si chiedeva circa un suo eventuale passaggio alla Juve. E proprio i bianconeri furono la meta di Capello dopo il proprio addio ai capitolini.

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