Henrikh Mkhitaryan, l’uomo gol dello Shakhtar

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Henrikh Mkhitaryan, l'armeno può far male alla Juve | ©SERGEI SUPINSKY/AFP/GettyImages

Stasera allo Juventus Stadium la squadra di Carrera dovrà prestare particolarmente attenzione al calciatore armeno Henrikh Mkhitaryan. Il trequartista dello Shakhtar è il nome nuovo dell’Est europeo. Il suo rendimento è cresciuto in maniera esponenziale durante questo avvio di stagione. Undici le partite giocate dall’armeno, 15 i gol segnati. Nato a Yerevan nel 1989, Henrikh ha stupito anche in Europa, suo tallone d’Achille lo scorso anno. Alla prima giornata di Champions è arrivata una doppietta contro i campioni danesi del Nordsjaellan. Banco di prova non paragonabile a quello che vivrà oggi da protagonista, ma Henrikh ha già dimostrato abbondantemente di possedere qualità importanti tali da farlo brillare su qualunque palcoscenico, Stadium compreso.

Fino al 2009 Henrikh Mkhitaryan rimane confinato in Armenia. In nove anni (dal 2001 al 2009) gioca sempre per il Pyunik, squadra che vince ininterrottamente lo scudetto. Nella società armena Henrikh ha collezionato in totale 70 presenza e 30 reti. Il salto in Ucraina è datato nell’estate del 2009, quando il Metalurg lo acquista per mezzo milione di euro. Trascorrono dodici mesi e lo Shakhtardecide di credere ciecamente nelle potenzialità dell’armeno, acquistandolo per 4 milioni.

Henrikh Mkhitaryan, l’armeno può far male alla Juve | ©SERGEI SUPINSKY/AFP/GettyImages

Prima stagione agli ordini di Lucescu ottima per Mkhitaryan, che nelle 22 partite in cui viene schierato da titolare va a segno 10 volte. L’unica pecca è appunto in Champions, dove non riesce ad essere incisivo come in campionato. Comunque un’annata trionfale che si conclude con la vittoria dello scudetto.

Henrikh Mkhitaryan nel 4-2-3-1 occupa la posizione di trequartista alle spalle dell’unica punta (Devic o Luis Adriano). E’ il punto cardine dello scacchiere di Lucescu. Fonte di gioco inesauribile, ambidestro, giocatore di grande movimento, tutto questo è Henrikh. Non solo un fiuto del gol eccezionale per il giocatore, ma anche tanti assist per i suoi compagni di squadra (già cinque in questa stagione, contro i 7 dell’anno scorso).

Per fermarlo la Juventus dovrà avere sempre il pallino del gioco in mano, senza lasciare Pirlo solo nell’uno contro uno, e avere reparti vicini e connessi tra di loro. Insomma, la solita Juve degli ultimi 14 mesi.

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