Azzurri contro la mafia. Allenamento su un campo confiscato ai boss

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Lodevole iniziativa della Figc e della Nazionale Azzurra, promossa per dare un importante segnale, forse solo simbolico, ma che potrebbe avere un impatto positivo data la visibilità ed il traino che il mondo del calcio può assicurare, anche su tematiche importanti come la lotta alla mafia ed alla paura di affrontarla.

© Dino Panato/Getty Images
Ecco perchè Giancarlo Abete, in qualità di presidente della Federcalcio, ha deciso di aderire all’invito offertogli da Don Luigi Ciotti, a margine della consegna del premio Bearzot a Cesare Prandelli, di portare gli Azzurri ad allenarsi su un campo da calcio sequestrato sette anni fa in Calabria, ma mai utilizzato a causa delle pressioni operate dalle cosche, per impedire l’utilizzo di quel rettangolo di gioco ed arginare “lo sgarbo” che il Comune aveva fatto. Cesare Prandelli è entusiasta della possibilità di poter usufruire di quel campo per gli allenamenti della Nazionale, sia per il messaggio che può rappresentare e, anche, “egoisticamente” per la possibilità di disporre di un campo su cui effettuare gli allenamenti degli Azzurri. Il campo in questione, si trova a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, nel circondario di Palmi, e fu realizzato nel 2003 su un terreno confiscato al boss della ‘ndrangheta Teodoro Crea: dal 2007 è stato affidato ad un’associazione sportiva privata che gestisce una scuola calcio ma che, nel corso degli anni, ha dovuto affrontare diversi ostacoli e difficoltà per continuare ad utilizzare il campetto. Ora, dunque, se l’iniziativa degli Azzurri verrà portata a compimento, sarà effettuato un piccolo ma significativo passo nell’esprimere una posizione del mondo del calcio – solitamente avulso a tante problematiche della società civile – circa il male principale che attanaglia la nostra Italia.

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