Calciopoli bis: l’Inter non ci sta, insorge Paolillo

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“C’è troppa gente che parla e dice cose a sproposito”.. Con queste parole Ernesto Paolillo commenta il nuovo filone dell’inchiesta di Calciopoli che sembra possa intaccare la morale interista e sopratutto la sentenza che quattro anni addietro contribuì all’assegnazione dello scudetto.

Dunque dopo il presidente Massimo Moratti, che ieri intimò agli addetti ai lavori e giornalisti di non infangare la memoria di Giacinto Facchetti con accuse false e pretestuose è toccato a Paolillo ergersi a difensore del culb in attesa di capire quale sarà la verità definitiva.

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  1. leggi paolillo:
    Parla l’uomo che sbobina le intercettazioni e riporta a galla i dialoghi nascosti: «Già ascoltate 40 mila telefonate, ne mancano 80 mila. Tutti parlavano coi designatori, vogliamo dimostrare che in quel periodo i designatori erano sommersi di telefonate da dirigenti e uomini di calcio. Il pm Narducci mi ha stretto la mano e fatto i compliment
    TORINO, 9 aprile – «La verità? Neanche io, in un primo momento, credevo che esistessero queste telefonate. D’accordo: Moggi diceva che chiamavano tutti, ma perché dovevo credergli se i magistrati sostenevano il contrario? Poi, però, sia Bergamo sia De Santis insistevano su questo punto, giurando perfino sui propri cari… Allora ci siamo messi a indagare, ed ecco quello che è venuto fuori». A confessarlo è Nicola Penta, ad della First Sport Consul¬ting, “consulente sportivo” (l’ingegner Roberto Porta si occupa della parte informatica) di Luciano Moggi («Non addetto stampa, come sostiene qualcuno: lui è il miglior addetto stampa di se stesso»): è lui l’uomo che sta “sbobinando” la massa di intercettazioni in sonno. Una mole enorme: 170.000 contatti, contenuti in un hard disk e i 50 cd rom. Considerando che un terzo sono contatti inutilizzabili, le telefonate “buone” sono circa 120.000: lì ci sta dentro quasi tutto il bel mondo del calcio che telefonava ai designatori. «Sono in tanti, se non proprio tutti… Il problema è che manca il tempo, da qui a martedì (giorno in cui è fissata la nuova udienza a Napoli, ndr), per esaminarle tutte. Per ora siamo oltre quota quarantamila e, comunque, non ci fermeremo. Perché non sono uscite nel 2006? Beh, perché l’oggetto dell’indagine dovevano essere solo Moggi e la Juventus… Così non hanno incrociato le utenze dei designatori con gli altri nomi: avrebbero visto che tutti li chiamavano».

    L’EMOZIONE – Il lavoro di indagine è valso a Penta perfino i complimenti della “controparte”. «Il pm Narducci è venuto a conoscermi e mi ha stretto la mano. È stato un grande onore incontrare un magistrato che da anni combatte la camorra in prima linea, altro che i processi sul calcio…». E ora, a dispetto della tesi (ormai piuttosto zoppicante…) delle «telefonate tutte trascritte» che continua a sostenere il colonnello Attilio Auricchio, ci sta che Narducci gli debba presto fare altri complimenti: «Noi continueremo a sbobinare – garantisce Penta – perché vogliamo dimostrare senza possibilità di dubbio che in quel periodo i designatori erano sommersi di telefonate e di richieste da dirigenti e uomini di calcio: Pradè, Spalletti e molti altri».

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