Caso Gugliotta: Il giovane è di nuovo libero. L’incubo è finito, indagato l’agente

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Finisce un incubo per il giovane Romano, colpevole poco più di una settimana fa, di essersi trovato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Facciamo un po’ un riassunto di questi sette giorni da incubo, trascorsi in carcere senza che nessuno sappia dire veramente il perché.

A Roma, conclusasi la finale di Coppa Italia tra Roma e Inter, il venticinquenne Stefano Gugliotta veniva avvicinato mentre transitava in sella ad un motorino in via Pinturicchio, da un agente che lo schiaffeggiava senza nessuna ragione. Poco dopo, come se ciò non bastasse vi fu l’arrivo di altri poliziotti che non solo continuarono il pestaggio, ma procedettero anche all’arresto. Il potente mezzo di Internet ha fatto sì che le immagini dell’arresto, girate dai residenti con un telefonino, facessero il giro del web e delle tv. Molto probabilmente, e questo è anche il parere degli avvocati della famiglia Gugliotta, il giovane era stato scambiato per un tifoso che aveva partecipato ad alcuni scontri.

Sconcertanti furono, le dichiarazioni del giovane dei fatti accaduti subito dopo l’ arresto, dove ha riportato, secondo le dichiarazioni di Sergio D’ Elia, segretario di “Nessun tocchi Caino”, sei punti di sutura, la perdita di un dente e numerosi ematomi al braccio e alla gamba sinistra. “Non riesco a capire perché gli agenti mi sono venuti addosso“ ed ancora, “Quando sono stato portato in cella mi è stato chiesto di firmare un foglio con una X già sbarrata, dove si leggeva che avrei rifiutato visite mediche supplementari, ma mi sono opposto. Solo dopo ho potuto firmare un foglio con le caselle ancora vuote“.

Da quel momento inizia il calvario del giovane, in carcere senza nessun motivo, dimostrando la sua disperazione in una lettera di cinque pagine per i genitori. «Le ore qui sono interminabili e la notte è l´unico momento in cui riesco a pensare, a essere lucido. Non ne posso più, se non mi liberano inizierò lo sciopero della fame».

Stefano torna in libertà alle 19.35 di ieri, dopo sette giorni di reclusione nel carcere romano di Regina Coeli. “È la fine di un incubo – esclama tra le lacrime Stefano Gugliotta mentre non smette di baciare la madre – sono stati giorni terribili, mi sembrava di impazzire”.

Molto attiva anche la politica nei giorni di detenzione del giovane, due esponenti della minoranza, Emanule Fiano del Pd e Stefano Pedica dell’Idv, avevano chiesto un intervento del Ministro Maroni per chiarire la vicenda. La questione è stata affrontata anche alla camera dei Deputati ed Elio Vito, Ministro per i rapporti con il Parlamento, rispondendo ad un interrogazione del Pd in merito ha informato che il Ministero dell’Interno sarebbe pronto a costituirsi parte civile: «Qualora venissero accertate, al termine delle indagini, responsabilità penali nei confronti di uno o più appartenenti alle forze dell’ordine, il ministero dell’Interno si costituirà parte civile».

La procura della Repubblica di Roma ha intanto aperto un fascicolo nei confronti dell’agente di polizia reo di aver colpito con un pugno il giovane mentre si trovava in sella ad un motorino indifeso e disarmato. In futuro gli sviluppi della vicenda che speriamo riesca a fare chiarezza e soprattutto giustizia in un Italia dove non si riesce a capire come si possa finire in carcere in questo modo e farla franca in altre situazioni molto più gravi.

Il video del pestaggio a Stefano Gugliotta:

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