Cassano rompe il silenzio: “voglio la Samp”

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“Sono dispiaciuto per quanto accaduto e peraltro ho già chiesto scusa al dottor Garrone, al quale voglio molto bene, in presenza dei compagni di squadra. Ai miei compagni faccio un grande ‘in bocca al lupo’ per la partita di Cesena Ho letto che tutta la vicenda sarebbe collegata a speculazioni di mercato ma ribadisco che, sempre che ce ne sia la possibilità, è mia ferma intenzione rimanere alla Sampdoria. Quanto accaduto non tiene conto del particolare momento che sto vivendo insieme a mia moglie – ha dichiarato all’Ansa -. Se voglio starle vicino il più possibile, compatibilmente con i miei tantissimi impegni agonistici, un motivo ci sarà ma non voglio rendere pubblica la mia privacy”

A quarantotto ore dalla decisione del Sampdoria di chiedere la rescissione unilaterale del contratto Antonio Cassano rompe il silenzio stampa cercando di far capire la sua posizione ribadendo la stima e l’affetto nei confronti del presidente Garrone. Il barese, forse, solo adesso è riuscito a capire gli sviluppi negativi che il gesto potrà avere sulla sua carriera con il rischio concreto di dover addio nuovamente alla maglia azzurra.

La Gazzetta intanto pare esser riuscita a ricostruire la serie di insulti che hanno portato alla rottura con la società:
“Lo svolgersi dei fatti, secondo l’accusa di Garrone, è agghiacciante per la gravità delle espressioni di Cassano. Quel giorno, nella sala-riunione al primo piano del “Mugnaini”, il presidente gli ha chiesto “di presenziare la sera stessa al premio Rete d’argento a Sestri Levante”. Al “secco e immediato rifiuto” del giocatore, Garrone domandò: “Perché?”. “Perché no”. Il presidente ha provato a insistere chiedendogli “di esaudire questo mio desiderio personale”, assicurandogli “che sarebbe rimasto solo i minuti necessari alla consegna del premio”. Qui Antonio ha tracimato: la Gazzetta si scusa con i lettori per la pesantezza del linguaggio, ma riportarlo aiuta a capire le decisioni successive. Cassano: “Eh sì che io vado a prendere un premio in quella merda di albergo”. Garrone: “Ma chi credi di essere?”. Cassano: “Perché alza la voce?”. Garrone: “Non ho mai alzato la voce con te”. “A quel punto — si legge nel documento firmato dal presidente — Cassano si alzò d’impeto ed uscì sbattendo violentemente la porta e imboccò le scale esterne che portano agli spogliatoi”. Poco dopo Garrone ha sentito Cassano “che ad alta voce mi gridava “fanculo”, affermazione percepita anche da una ventina di tifosi”

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