Il Giro d’Italia col bambino in braccio, nella noia vince Izaguirre

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Izaguirre | ©LUK BENIES/AFP/GettyImages

Volete sapere la verità? La tappa l’ho vista a malapena. Noiosa come poche cose nella vita, per farvi capire vi farò dei paragoni. La tappa è stata noiosa come:

– L’attesa alla posta per spedire una raccomandata
– Una serata passata ad ascoltare Mastella;
– La cena della domenica sera, “pasta in brodo o forse minestrone ad andar bene un po’ d’affettato”
– Il racconto della seconda guerra mondiale fatto dal nonno, che non si ricorda bene le cose, confonde facce e persone e si addormenta quando ancora l’Italia è in mano ai fascisti.

Insomma, una tappa assolutamente inutile. Sapendo però che da domani si sale, e parecchio, i ragazzi avevano pure ragione e si meritavano un paio di chilometri noiosi. Una fuga che il grupp lascia andare senza neanche starci a pensare più di tanto, e che arriva alla fine. Ha vinto uno spagnolo chiamato John Izaguirre Insausti. Ma possibile che in questo Giro non vinca uno col nome normale? Navargauskas, Hejsedal, Izaguirre Insausti. Non per altro, ma perché poi per scrivere come si chiamano devo sempre fare copia/incolla dal sito della Gazzetta. Chissà come fanno quelli della Gazzetta a scriverlo correttamente, secondo me hanno le fotocopie delle carte d’identità.

Izaguirre | ©LUK BENIES/AFP/GettyImages

In gruppo, mentre la fuga andava, cercavano di passare il tempo senza annoiarsi. Gli uomini di classifica hanno occupato le lunghe ore in sella disputando un maxitorneo di scopone scientifico, con alcuni momenti di tensione perché Rodriguez e Scarponi, che giocavano in coppia, non si intendevano. Infatti il gesto che in spagnolo vuol dire “Butta l’asso” in marchigiano diventa “Io credo che tua sorella e tua madre non abbiano propriamente una specchiata moralità e che anzi possano essere definite a buon diritto procacciatrici di facili piaceri ai camionisti di passaggio”. Chiarito l’incidente diplomatico-linguistico, abbiamo potuto osservare i ciclisti della Colnago che si esercitavano nella piramide umana con le biciclette, quelli della Astana che preparavano deliziosi manicaretti perché vogliono partecipare alla prossima edizione di Masterchef e quelli della Net-app che insegnavano dei balli di gruppo ai ciclisti meno avvezzi al cha cha cha.
Domani tappa dura, con un finale in discesa. Non nel senso che è più facile come finale, bensì che c’è un discesone lunghissimo che potrebbe fare la differenza, soprattutto per uno come Ivan Basso che in discesa non è proprio un mostro. Secondo me si tratta del classico trauma da scivolo all’asilo, qualcuno lo ha spinto e da allora lui ha avuto paura. Più che un preparatore atletico, ci vorrebbe uno psicanalista che rimuovesse questo blocco da giardinetti.
Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a imparare il cha cha cha da quelli della Net-app.

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