Prandelli e il codice etico, sì a Buffon e De Rossi, no a Balotelli e Osvaldo

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Cesare Prandelli | © Getty Images

L’amichevole della Nazionale Azzurra contro gli Stati Uniti, in programma mercoledì prossimo, giunge come intermezzo fra le polemiche accesissime del campionato e la necessità di concentrarsi su quello che si connota come l’ultimo test prima dell’esordio agli Europei di Polonia ed Ucraina.

Le polemiche, però, non si spengono facilmente nel nostro calcio e, dunque, anche le convocazioni del cittì Cesare Prandelli sono state criticate a causa di alcune esclusioni eccellenti, e per alcuni presunti “trattamenti privilegiati” nei confronti di alcuni senatori dello spogliatoio, regolarmente convocati anche in presenza di una violazione del famigerato codice etico.

In particolare, le polemiche in questione, si sono concentrate su quattro Azzurri, i primi due perchè assenti dalla lista dei convocati, gli altri due perchè presenti: Balotelli, Osvaldo, Buffon e De Rossi.

Balotelli, infatti, è stato escluso dalle convocazioni di Prandelli per aver violato il codice etico in occasione dell’episodio della scarpata all’indirizzo di un giocatore del Tottenham, accaduto con la maglia del Manchester City, che lo ha costretto ad osservare ben quattro giornate di squalifica in Premier League: il ct, infatti, sostiene di aver in mente, per gli Europei, una Nazionale con Balotelli titolare, ma che gli dia le giuste garanzie, ossia che non lo sottoponga al rischio di restare in inferiorità numerica per falli di reazione.

Discorso analogo vale, poi, per il romanista Osvaldo, anch’egli escluso dalla lista dei convocati per l’amichevole contro gli Usa per alcuni comportamenti ritenuti non consoni da parte di Prandelli, anche se il ct rivela di non aver parlato direttamente con il giocatore in occasione della decisione di non convocarlo, ma di essere a disposizione (sia di Osvaldo che di Balotelli, ndr) per qualsiasi chiarimento e confronto telefonico in merito.

Cesare Prandelli | © Getty Images

Prandelli, dunque, prova a “dare i giusti riferimenti ai suoi ragazzi”, per aiutarli a crescere, ma in alcuni casi le sue scelte, o meglio le sue valutazioni, sono state fraintese. In particolare, nel post Milan-Juventus, con le infuocate interviste del dopo partita, una parte dell’opinione pubblica ha visto in maniera negativa la convocazione di Gianluigi Buffon, portiere e capitano Azzurro, reo di aver parlato con assoluta sincerità, senza nascondersi dietro alle solite ipocrisie che condiscono spesso le dichiarazioni dei post-partita. Buffon, come ormai noto, ha sostenuto infatti di “non essersi reso conto che il pallone fosse entrato nella propria porta a seguito della deviazione del milanista Muntari, e che – anche nel caso in cui se ne fosse accorto – di certo non avrebbe aiutato l’arbitro”.

Una frase che, per molti, ha simboleggiato un affronto al codice etico di Prandelli ed un elogio alla non correttezza in campo: Prandelli, però, probabilmente non è di questa opinione, considerando il fatto che ha comunque convocato Buffon, non riscontrando alcuna violazione al suo codice comportamentale. Anzi, il ct ha giustificato il suo capitano, al quale non ha alcuna intenzione di togliere la fascia, sostenendo che durante la gara, in trance agonistica, risulta impossibile fare valutazioni lucide sui singoli episodi, e che non si può pretenedere che un calciatore in tali occasioni aiuti gli arbitri.

Oltre a quella del portierone bianconero, un’altra convocazione è finita, poi, sotto l’occhio delle polemiche: quella di Daniele De Rossi. Secondo alcuni, infatti, il cittì non avrebbe dovuto convocare il romanista, seguendo la linea già imposta da Luis Enrique, che lo ha escluso nel match – poi perso rovinosamente contro l’Atalanta – a causa di un presunto ritardo (di dieci minuti) alla riunione tecnica delle ore 13. Prandelli, però, non ha ritenuto opportuno ricalcare la linea dura del tecnico asturiano ed ha deciso di convocare De Rossi per la gara di mercoledì.

Nell’ultimo match prima del debutto Europeo, dunque, la rigidità non sempre può trovare spazio: a volte il pragmatismo è più importante.

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