Roma, Zeman come Luis Enrique. E intanto Montella…

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Zdenek Zeman
Zeman come Luis Enrique dopo dodici giornate © Giuseppe Bellini/Getty Images

Dopo dodici giornate in casa Roma iniziano i calcoli tra questa stagione targata Zeman e quella precedente di Luis Enrique. Risultato? Non è cambiato nulla! Diciassette i punti conquistati dal boemo, così come quelli conquistati dallo spagnolo alla dodicesima giornata del campionato 2011-2012, frutto di 5 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte. L’unica vera novità (ma non è una sorpresa) è il gioco espresso dai due allenatori, che hanno portato una sostanziale differenza nelle statistiche delle reti, anche se la differenza reti è simile (+2 nella gestione attuale, +1 in quella precedente). I tifosi giallorossi non sono soddisfatti del cammino della propria squadra,  illusi durante l’estate di poter lottare per la conquista dello scudetto e ora tornati con i piedi per terra.

ZEMAN VS LUIS ENRIQUE – I due mister hanno in comune l’approccio offensivo con la quale preparano le proprie squadre. Entrambi amanti del 4-3-3, ma con modi differenti nel cercare la vittoria. Da una parte troviamo lo spagnolo, cresciuto come calciatore nel Gjion, passando per Madrid (sponda merengues) per 5 anni e la consacrazione definitiva arrivata a Barcellona, dove rimase per 8 stagioni. Inizia la carriera da allenatore proprio con i blaugrana, insegnando calcio alla cantera, con ottimi risultati, visti gli ottimi giocatori che, dal 2008 al 2011, sono passati dalla squadra B alla Prima Squadra. Proprio in questi tre anni (anche per obblighi societari), Luis Enrique ha portato avanti e ottimizzato lo stile del “tic-tac“, uno stile di gioco che permette alle sue squadre di avere sempre in mano il pallino del gioco attraverso un lungo possesso palla, fatto di passaggio in orizzontale, alla ricerca dell’errore avversario.

Zdenek Zeman
Zeman come Luis Enrique dopo dodici giornate © Giuseppe Bellini/Getty Images

Zeman, iniziò la sua carriera come allenatore – giocatore di hockey sul ghiaccio e pallamano, prima di passare al calcio. Nella sua carriera ha girato mezza Italia, esaltandosi nel Foggia dal 1989 al 1994, dove iniziò a farsi conoscere per la sua mentalità prettamente offensiva. Il suo stile di gioco infatti bada poco alla fase difensiva e al possesso palla e più sulle verticalizzazioni che spesso partono dalla coppia difensiva. Lo schema zemaniano permette agli esterni offensivi e ai centrocampisti centrali di inserirsi costantemente in area avversaria per sfruttare i cross dei terzini che spingono fino alla linea di fondo, lasciando però varchi ai contropiedi avversari che si ritrovano spesso a dover superare solo i due difensori centrali.

PRO E CONTRO – Basterebbe analizzare i gol fatti e subiti per intuire i pro e i contro dei due mister. Con lo spagnolo, dopo dodici gare ci furono 15 gol all’attivo e 14 al passivo, a testimonianza di uno stile più equilibrato con poche occasioni da gol (e spesso imprecisione sotto porta) a favore e a sfavore, mentre quest’anno con il boemo, con lo stesso numero di partite giocate, i gol fatti sono diventati 25 contro le 23 reti subite, classico di mister Zeman, tanto abile a far segnare qualsiasi giocatore d’attacco, quanto rivedibile in fase difensiva.

Resta da valutare la posizione del pubblico romanista. Meglio un gioco alla Luis Enrique o alla Zeman? Con quest’ultimo capace di regalare vittorie importanti, come quella a San Siro, e successivamente farsi rimontare (a causa del suo credo offensivo) della partite dominate per gran parte della gare e in vantaggio di due reti.

LA SOCIETA’ – Il club giallorosso non è chiaramente soddisfatto del boemo, anche se le voci di un possibile esonero sembrano poco credibili, vista anche la fiducia data lo scorso anno al tecnico spagnolo. Certo, rimane un po l’amaro in bocca per società, tifosi e dirigenza per aver perso un allenatore come Montella per la poca esperienze e aver affidato la squadra a due tecnici che non sono riusciti a tirar fuori il meglio dai propri giocatori. Intanto l’aeroplanino vola con la Fiorentina (dopo un’ottima stagione a Catania) e viene considerato uno degli allenatori emergenti del calcio italiano per il gioco espresso e per i risultati ottenuti in Sicilia e per il momento in Toscana (tanto da essere già accostato alla panchina del Milan). Per la Roma invece, solo delusioni.

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