Inter, Milan analisi di un avvio shock

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L’avvio di campionato delle milanesi è senza ombra di dubbio sconfortante e lo specchio evidente di un ormai vetusto metodo di gestione societario. Milan e Inter seppur per motivi diversi guardano la classifica di serie A dall’alto verso il basso e pur avendo ancora tempo e mezzi per ritornare nelle posizioni di classifica che per budget e blasone più gli competono dimostrano di aver scarsa capacità di programmazione.

Galliani Allegri ©Claudio Villa/Getty Images
Provando ad analizzare la crisi della Milano calcistica in casa rossonera pesano senza dubbio due pesanti macigni: il primo è la lunga lista di indisponibili, la seconda la sentenza sul lodo Mondadori che ha privato la società dei capitali necessari per far il calciomercato. Di tutt’altra natura, invece, i problemi di casa nerazzurra dove tifosi e società vivono ancora di ricordi e il conseguente paragone con Mourinho è un macigno per qualsiasi allenatore. Moratti dopo aver vinto tutto ha deciso di tirare un pò la cinghia mettendo come obiettivo gestionale il pareggio del bilancio in modo da rispettare i sempre più stringenti paletti imposti dal fair play finanziario. Scelta condivisibile ma solo abbozzata dall’Inter che invece di seguire un filo logico ed un progetto concreto, di squadra, ha fallito per due stagioni consecutive la campagna acquisti estiva per poi esser costretta a svenarsi nel mercato invernale. Ranieri salverà la stagione ma il “normalizzatore” non è il tecnico adatto per iniziare un nuovo corso proprio per la mancanza di uno stile di gioco. Il Milan, nonostante la debacle di Torino, resta la squadra da battere per la presenza in organico di Ibrahimovic, per la solidità difensiva di Nesta e Thiago Silva e per la tanta esperienza dei veterani ma molto dipenderà dal cammino in Champions League e dal recupero di Pato e Robinho che con Ibra, Boateng ed Abate sono gli uomini capaci di dar corsa e dinamicità ad un gruppo fin troppo avanti con l’età I cinque principali problemi di Inter e Milan

  • Un monte ingaggi troppo elevato rispetto al reale valore della rosa.
  • Una campagna acquisti che non tiene conto del fisiologico calo delle Vecchie Guardie.
  • L’incapacità di far entrare in pianta stabile in prima squadra i tanti prospetti interessanti nati e cresciuti nel settore giovanile.
  • L’incapacità di coinvolgere i tifosi in un progetto di cambiamento e condividere insieme i giusti tempi di cambiamento.
  • L’abbandono della qualità per far posto alla fisicità.
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