Javier Zanetti, la bandiera nerazzurra dice basta

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Javier Zanetti

Era il 5 giugno 1995, a Milano l’Inter presentava una coppia di giovani argentini: l’attaccante dell’Independiente Sebastian Rambert e il difensore del Banfield Javier Zanetti.

Le aspettative erano tutte per Rambert,  gli attaccanti hanno sempre più fascino, e l’acquisto della punta aveva decisamente oscurato quello del giovane terzino che, come ha raccontato lo stesso Zanetti, arrivò nel ritiro estivo da solo e con un sacchetto del supermercato in mano con solo due giornalisti ad attenderlo.

Javier, nato a Buenos Aires il 10 agosto 1973, si mise subito in mostra e al contrario del tanto sponsorizzato connazionale, che dopo sole due pessime presenze con la maglia dell’Inter fu ceduto nel mercato invernale della stessa stagione, seppe con corsa, fiato, impegno e tanto lavoro conquistarsi un ruolo da protagonista sino a giungere a quello che nel calcio moderno è un caso davvero raro: una vera e propria bandiera, la bandiera nerazzurra. 

Javier Zanetti
Javier Zanetti

Zanetti da quell’esordio nel 95, ha collezionato la bellezza di 856 presenze con la casacca nerazzurra, 613 (più 3 spareggi) in Serie A. Nel 1999 dopo l’addio al calcio di Beppe Bergomi ha ereditato la sua fascia da capitano. Ha affrontato i periodi neri dell’Inter ma ha saputo brillare in quelli più splendenti, dai 3 scudetti consecutivi con Roberto Mancini all’era Mourinho culminata con lo storico Triplete (Campionato, Coppa Italia e Champions League) della stagione 2009/2010.

El Tractor, il trattore, soprannome che è stato dato a Zanetti per la sua incredibile potenza sprigionata quando partiva palla al piede, ha saputo anche rialzarsi dopo il terribile infortunio del 28 aprile 2013 quando nella gara persa contro il Palermo si ruppe il tendine d’Achille , uno stop che sembrava aver messo a serio rischio, alle soglie dei 40 anni, la sua carriera. Così non è stato perchè Javier ha lavorato duro e  il 9 novembre, 195 giorni dopo il suo infortunio, in occasione della partita tra contro il Livorno, vinta 2-0 dall’Inter, è subentrato al 82° al posto di Taider disputando gli ultimi 10 minuti dell’incontro.

Adesso però Pupi, l’altro soprannome di Zanetti, ha deciso di dire basta e lo ha comunicato qualche giorno fa tramite un’intervista al quotidiano argentino “La Nacion”:

Perché ho deciso di ritirarmi adesso? Perché sento che è arrivato il momento giusto per farlo. Perché il calcio mi ha dato tantissimo e io mi sono goduto ogni attimo. Perché dopo l’infortunio al tendine d’Achille dello scorso aprile, volevo dimostrare di poter tornare comunque ad essere competitivo e ci sono riuscito. Mi sento completo e realizzato: ritirarsi a 41 anni è una sensazione impagabile. Per me è una cosa che ha un valore immenso, e ora è arrivato il momento giusto. 

A Zanetti è stato chiesto poi del suo futuro, della paura del giorno dopo e di cosa farà una volta appese le scarpette al chiodo:

Paura no. Sicuramente mi mancheranno certe cose, certi aspetti della routine da calciatore, i momenti negli spogliatoi e soprattutto la competizione. Però penso che la paura deve averla chi non sa come occupare il nuovo tempo libero, e per fortuna io questa questione l’ho risolta. Chiaro che niente sarà più come prima, però sono già pronto perché proseguirò nel mondo del calcio e questo mi manterrà vivo. Sognavo di finire la carriera all’Inter, a casa mia, e ci sono riuscito. E’ stata una scelta di vita quella di chiudere la carriera in Italia, e da adesso, nelle funzioni di manager sportivo, cercherò di essere utile alla squadra anche fuori dal campo. Si aprirà un nuovo mondo per me, e ciò mi entusiasma. Ci saranno mille cose da fare.

Anche Zanetti, uno di quei calciatori ammirato anche da chi non è tifoso nerazzurro per carriera, costanza, forza di volontà, attaccamento alla maglia e comportamento dentro e fuori dal campo, dopo 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe Italiane, una Coppa Uefa, una Champions League ed un Mondiale per Club, tutti con la casacca dell’Inter, ha deciso di dire basta, di lasciare il mondo del calcio e di diventare definitivamente storia di questo splendido sport.

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