NBA, in arrivo gli sponsor sulle maglie delle squadre?

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Nba | foto tratta dal web

Finora il mondo degli sport americani era rimasto l’unico a non piegarsi alle esigenze pubblicitarie. Ma la crisi che sta attraversando l’intera economia mondiale potrebbe far cadere ben presto anche quest’ultimo baluardo. In particolare quello della NBA che ha già vissuto momenti di tensione qualche mese fa tra squadre e giocatori per la spartizione del ricavato degli introiti totali del campionato con la stipulazione del nuovo contratto collettivo.

La Lega professionistica di basket americano è una di quelle che risente di più della crisi e ben 22 franchigie su 30 a fine torneo chiudono puntualmente in rosso (a non risentire di ciò sono le squadre delle grandi città). Ecco che quindi l’idea di mettere sulle canotte, fino a questo momento immacolate nel corso della storia, un partner commerciale è balzata in mente ai proprietari delle squadre per ripianare le perdite.

Una sorta di esperimento c’è già stato con la WNBA, la Lega di basket femminile, dove tutte le squadre hanno uno sponsor ormai dal 2009. Ad aprile il Board of Governors, ovvero il consiglio dei proprietari delle 30 squadre, dovrà decidere se inserire questa novità in vista della prossima stagione oppure rimandare a data da destinarsi. Certo è che prima o poi anche la NBA dovrà piegarsi alle esigenze economiche e questa rivoluzione presto o tardi farà parte del basket d’oltreoceano.

Nba | foto tratta dal web

Alcune cose sembrano inevitabili, basti pensare al Barcellona in Europa, la squadra di calcio che sta dettando legge da almeno 5 anni nel Vecchio Continente: per tradizione mai nessuna azienda è riuscita a mettere il proprio marchio sulla maglia blaugrana, ma nelle ultime annate ecco che è comparso lo sponsor. Prima Unicef, ora Qatar Foundation che ha letteralmente coperto d’oro i catalani (ben 30 milioni di euro a stagione per 5 anni). Non un record se si pensa che il Manchester United di Sir Alex Ferguson ne ricava 35 (milioni di euro) a campionato dalla  AON.

Ovvio che questi soldi sono molto importanti perchè ripianano per alcuni club i debiti, oppure permettono l’acquisizione di calciatori nelle sessioni di mercato per altri. La stessa cosa ora potrebbe avvenire in NBA ma come al solito al partito dei favorevoli, che vedrebbe di buon occhio l’introito economico portato da sponsor desiderosi di abbinare il proprio nome alle franchigie più prestigiose della storia o a quelle attualmente più forti ed in lizza per il titolo, si contrappone quello dei contrari che vuole continuare a vedere le canotte senza la macchia della pubblicità. Inoltre in una Lega che mira da sempre all’equilibrio tra le franchigie tramite un sistema ormai collaudato (il Draft con l’assegnazione dei migliori prospetti universitari ai team più deboli ed ultimi in classifica o la free agency che permette alle squadre con poche stelle l’acquisizione sul mercato dei giocatori liberi più forti se si ha il salary cap mantenuto nei limiti che impone la NBA) stonerebbe e non poco il nuovo sistema che permetterebbe a franchigie gloriose e ricche di titoli come Boston Celtics, Los Angeles Lakers o Chicago Bulls di avere contratti sicuramente più remunerativi rispetto ad altri team di città più piccole e che non hanno mai vinto nulla nel corso del tempo, ad esempio Cleveland, Sacramento, Portland, Charlotte.

Le cifre fanno gola ai proprietari, si parla di 700 milioni di euro immediati, ma vedere le magliette delle 30 squadre NBA imbrattate con chissà cosa sarebbe un duro colpo al cuore di tutti noi fans!

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