Querelle Totti-Luis Enrique diventa bufera

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“C’è solo un capitano” strillano i sostenitori giallorossi in tutte le partite della squadra. La bandiera per antonomasia: Francesco Totti. Un calciatore che ha rinunciato a giocare nei club più blasonati del mondo con stipendi stratosferici e probabilmente con tante vittorie in più sia di squadra che individuali. Un uomo legato alla propria città che si è sempre sobbarcato, nel corso di quasi vent’anni ormai, le gioie e i dolori di un ambiente caloroso quando si vince e rovente quando si perde. Per fare tutto questo ci vuole grande personalità e soprattutto grande equilibrio perchè l’istintività e gli impulsi di Roma e della Roma calcistica si riverberano in ogni allenamento, in ogni scatto di un match, in ogni intervista o dichiarazione.

©Paolo Bruno/Getty Images
Ci vuole personalità per arrivare in questa bolla di fuoco e cambiare le regole: è quello che sta facendo il nuovo allenatore  del club capitolino, Luis Enrique. L’asturiano ha grande carisma e determinazione. Vuole il bene della squadra e dunque se crede sia lecito toglie dal campo l’idolatrato capitano provocando un polverone di polemiche e veleni. Capita così che tutti i problemi del club siano catalizzati sullo spagnolo che non accetta fino in fondo il rapporto speciale tra il campionissimo e la gente. “Totti è un giocatore come gli altri” o “io faccio le mie scelte e non mi farò influenzare da nessuno” sono frasi che rintoccano tenebrose nella grande piazza romana. Anche l’intoccabile può essere toccato: sembra questo il messaggio. In una simile atmosfera l’esclusione dall’undici titolare nella gara di andata dei play off di Europa League e la sostituzione nella gara di ritorno spaccano in due la nuova Roma. Con o contro Totti? E’ questo il bipolarismo che si prospetta. Perchè Luis Enrique è considerato un navigatore, uno di passaggio, Totti invece rimarrà per sempre nel firmamento romanista. E se la tifoseria per sua natura può permettersi di relegare le sorti di una stagione ad un gossip e ad una impressione, i protagonisti della querelle e gli addetti ai lavori un pò meno. Anzi per niente. Il gesto di Francesco al momento della tanto citata sostituzione in realtà dimostra le difficoltà di un ragazzo dal talento infinito che non riesce a scindere il cuore dalla mente. Prendere frettolosamente la via degli spogliatoi senza salutare il mister e rinunciare a sostenere col suo carsima dalla panchina i giovani  compagni non è un comportamento che fa onore alla sua fantasmagorica carriera. La domanda da porre è: con la Roma o contro? E ancora: questo muro contro muro è utile alla squadra? Cosa pensa di risolvere in questo modo il capitano? Il progetto è difficile. La crescita e la valorizzazione dei giovani dentro le proprie mura è un iter lungo e complesso, ma considerando le doti del vivaio giallorosso è alla fine vincente. Se i veterani non spalleggiano questo percorso non c’è alcuna possibilità che vada in porto. La sostituzione di Totti probabilmente è stata un errore. Quasi sicuramente. Ma questo non cambia il concetto: ci vuole mentalità vincente per vincere. Questi atteggiamenti invece ricalcano un certo provincialismo di pensiero che è stato in definitiva la croce della Roma degli ultimi anni che non vince mai e arriva sempre seconda. Quando si pensa ai grandi club europei inglesi e spagnoli ci si accorge che il primo ingrediente per arrivare ai trofei è un’unità di pensiero, una linea del club. Quando Rooney si ritrova a fare il terzino in una semifinale di Champions Leauge, quando Messi non smette mai di pressare dal primo all’ultimo minuto. Quando il collettivo è più importante del singolo. E cioè quando Totti può essere sostituito in un preliminare di Europa League senza che l’allenatore (che pure in questo caso fa una scelta coraggiosa quanto scellerata) rischi di essere cacciato e la stagione rischi di fallire totalmente dopo solo due partite quando il calendario segna 25 Agosto.

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