Il Tijuana è la vera sorpresa della Copa Libertadores

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TIJUANA | © LUIS ACOSTA/AFP/Getty Images

Il calendario della prima fase della Copa Libertadores viaggia in perfetta simbiosi con le imprese delle outsider della competizione. A Tijuana, infatti, nella parte ad ovest del Messico che confina con gli USA, il Corinthians ha perso la propria imbattibilità in campo internazionale dopo ben 16 partite e ad un passo dall’eguagliare quello assoluto appartenente allo Sporting Cristal, che tra il 1962 e il 1969 è rimasto imbattuto per 17 gare consecutive. L’impresa esalta in maniera considerevole il Tijuana, squadra fondata nel 2007 e campione nazionale nel 2012, esordiente in Copa Libertadores, ma che marcia a punteggio pieno, dopo aver battuto i Campioni del Mondo del Corinthians, il Millionarios Bogotà ed i boliviani del San Josè de Oruro. I messicani sono anche conosciuti con il soprannome di Xolos, simbolo e logo societario del club, rappresentante un cane tipicamente azteco.

La gara all’Estadio Caliente, esaurito in ogni ordine di posto, è stata risolta da un gol del 32enne argentino Javier Gandolfi, di tacco da distanza ravvicinata su suggerimenti del paraguayano Aguilar. Gandolfi gioca da 5 stagioni in Messico, dopo aver militato lungamente nel River Plate e nell’Arsenal de Sarandì. Del resto gli argentini sono di casa anche qui a Tijuana, la città più a nord della Copa Libertadores. Dal 2011, infatti, ne ha fatto le fortune il tecnico argentino Antonio Mohamed, detto “El turco” per le sue discendenze libanesi. In America Latina gli arabi vengono infatti indicati in maniera generalizzata come turchi. Mohamed è stato un grande giocatore del Neza nel campionato messicano e come allenatore sta esaltando il Tijuana. Nella sua vita anche un’enorme tragedia. Nel 2006, durante i Mondiali in Germania, perso il figlio Faryd di 9 anni in un incidente stradale.

TIJUANA | © LUIS ACOSTA/AFP/Getty Images
TIJUANA | © LUIS ACOSTA/AFP/Getty Images

Quella del Tijuana non è comunque l’unica sorpresa di un certo rilievo della Copa. Anche i peruviani della Real Garcilaso guidano saldamente il proprio raggruppamento con 7 punti, davanti alle colombiane Tolima ed Independiente Santa Fè e al Cerro Porteno. Allo stesso modo del Tijuana la Real Garcilaso vanta origini decisamente recenti. L’anno di fondazione, infatti, è il 2009 da parte degli studenti dell’omonimo istituto del Garcilaso Vega nella città inca di Cuzco. A questa altitudine fino ad ora era famoso soltanto il Cienciano, che aveva vinto la Copa Sudamericana nel 2004, ma è il caso di dire che la Real Garcilaso sta prendendo rapidamente quota.

La Copa Libertadores, comunque, registra anche il primo grande flop della stagione a carico senza dubbio del Boca Juniors. La squadra di Carlitos Bianchi, infatti, ha registrato la sua seconda sconfitta in tre gare, peraltro la seconda interna. A violare la Bombonera questa volta è stato il Nacional Montevideo, grazie ad un gol di Scotti. Gli zeneises tra campionato e Copa sprofondano in una crisi preoccupante, mentre la strada per la qualificazione nel torneo continentale si fa decisamente impervia. Il Nacional dal suo canto per la prima volta nella sua storia espugna la Bombonera. Si esalta con Scotti, ma il vero matador della compagine orientales si riconosce nel loco Abreu, ritornato dalla lunga esperienza in Brasile, e salito a quota 25 reti in Copa Libertadores, 10° marcatore in assoluto di sempre, ad un gol dal peruviano Osvaldo “Cachito” Ramirez e dall’argentino Luìs Artime.

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