As Roma: i debiti nascosti della gestione Sensi

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2011

Nei giorni scorsi, nel clima di costante attenzione sull’ operazione di cessione dell’ As Roma alla cordata di imprenditori statunitensi guidati da Thomas Di Benedetto, e composta da James Pallotta, Richard D’Amore e Michael Ruane,  ci si è soffermati soprattutto sul lato delle vicende presenti, sull’immediata attualità legata alla firma del contratto ed alle prospettive future della società, in termini di organizzazione aziendale e di strategie tecnico – calcistiche e di mercato, trascurando quale sia la reale situazione dell’As Roma gestita dalla “generosa” famiglia Sensi per 18 anni, non sempre, però, all’insegna della totale trasparenza e, soprattutto negli ultimi anni, all’insegna di una lunghissima serie di debiti, una vera e propria voragine nei conti.

Un buco che ha costretto gli acquirenti a stelle e strisce ad un immediato esborso di circa settanta milioni di euro, nell’acquisto del 67 % delle azioni e nell’ effettuare un aumento di capitale, per far fronte alle perdite di oltre 36 milioni di euro.

Sulla pagina web del quotidiano “La Repubblica”, si è approfondito il contenuto del ” Legal due diligence report”, il documento redatto dall’advisor dei venditori di “As Roma” il 23 novembre del 2010, che consente di comprendere le profonde ragioni di una trattativa tanto complessa ed articolata che, nei giorni in cui la firma definitiva non arrivava a suggelare l’accordo, appariva alla stregua di una soap opera a puntate: una fotografia ben poco edificante della gestione passata della società, fra “pagherò”, contenziosi e debiti di ogni genere nei confronti di dipendenti, enti terzi ed ex calciatori.

Dal report, in primis emerge che sulla società “As Roma” grava attualmente un contenzioso giudiziario di ammontare compreso fra i 50 e i 60 milioni di euro, che riguarda direttamente gli ex giocatori giallorossi, Gabriel Omar Batistuta, il quale chiede 9 milioni, Gustavo Bartelt, che chiede anche 9 milioni, Ivan Helguera, al quale un tribunale Spagnolo ha già riconosciuto un indennizzo di 185 mila euro, Mauro Esposito, per una cifra di circa 475 mila euro, Sebastiano Siviglia, che pretende la differenza di stipendio che  deve ricevere a distanza di dieci anni.

Ma non sono soli gli excalciatori a vantare pagamenti dovuti ma non effettuati nei confronti della ex società della famiglia Sensi.

La Due diligence, infatti, riassume anche tutte le altre posizioni per le cause di valore superiore ai 100 mila euro, ed in esse è ricompresa anche la posizione dell’avvocato Filippo Lubrano, ex componente del cda della società giallorossa, in causa a Milano per una cifra di 2,5 milioni di euro. Inoltre, vengono annoverate anche le posizioni dell’ex medico sociale ed attuale consigliere regionale Mario Brozzi, della società di marketing “Dls”, per una cifra di 2 milioni e mezzo di euro, la casa di cura “Villa Stuart”, dove si recano solitamente i calciatori giallorossi infortunati, nei confronti della quale le fatture non saldate giungono ad 1 milione e 300 mila euro.

Ma non basta: il 18 Ottobre scorso, come riporta l’articolo di Repubblica, i sindacati hanno recapitato una lettera di messa in mora della società, denunciando i vari e continui ritardi nel pagamento degli stipendi, l’uso frequente di lavoro straordinario, il mancato rispetto dei piani di ferie, delle norme sulla privacy e degli accordi sui bonus.

Una conduzione della società ben al di là della definizione di sana amministrazione, dunque, così come testimoniano anche i 402 contratti a tempo determinato firmati dalla società negli ultimi cinque anni nei confronti di professionisti, a volte anche pensionati, per mandati difficilmente comprensibili, che si aggiungono alla questione del rinnovo dei contratti da 15 mila euro al mese dei giardinieri dei campi di Trigoria, scaduti e rinnovati tacitamente da tempo.  Così come appare a dir poco insolito che una società che fatichi a pagare gli stipendi ai dipendenti possa concedere un prestito di circa 200 mila euro, in scadenza nel 2012, nei confronti di Bruno Conti, ad oggi restituito per metà.

Alla luce di tutto questo, dunque, ai Paperoni statunitensi spetterà il compito – tutt’altro che agevole – di reindirizzare la gestione della società sui binari della regolarità.

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