Calcio italiano, dramma o inganno?

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L'esultanza di Arjen Robben

In attesa di vedere cosa riusciranno a fare, ma con ragionevole ottimismo, le altre italiane in Europa League rimane il sapore amarissimo delle prestazioni delle due squadre di punta del calcio italiano, la Roma e la Juventus. Così in alternanza a quanto accaduto nei turni di coppa precedenti eccoci ad analizzare nuovamente il dato che il confronto con le migliori squadre europee ci regala.

Calcio Italiano: l’analisi

Partendo dalla sconfitta della Roma non si può non riconoscere la superiorità del Bayern Monaco e la fragilità psicologica della Roma che dopo la prima rete subita è apparsa, in molti giocatori, come estranea alla partita e poco reattiva andando incontro ad una baraonda incredibile dove squadre come il Bayern ci sguazzano allegramente. La differenza tra i campioni tedeschi ed i giallorossi non è così ampia come il risultato vuol far credere, tuttavia fa riflettere l’incapacità da parte della squadra più in forma della nostra Serie A di provare a cambiare pelle e tipologia di gioco. Basta pensare che sul piano del palleggio i tedeschi erano sempre in vantaggio e nei contrasti arrivavano decisamente prima, mentre su una buona dose di lanci lunghi dei giallorossi la Roma ha avuto spesso  con Gervinho l’occasione di fare male a Neuer, peraltro mostruoso.

Pjatim Kasami
Pjatim Kasami

La sconfitta della Juventus è diversa. Paradossalmente è più pesante rispetto a quella della Roma, perché i bianconeri hanno, esattamente come a Madrid due settimane fa, lasciato un tempo agli avversari e rallentato il gioco all’inverosimile, con la differenza che i greci hanno aggredito i bianconeri non adattandosi, a differenza di come aveva fatto l’Atletico, e nella pressione dell’Olympiacos sono andati sotto gli uomini chiave juventini e meno in forma come Vidal e Pirlo. Proprio da un errore marchiano di Pirlo nasce il vantaggio greco. Nella ripresa Allegri aggiusta la formazione, l’Olympiacos prende un po’ fiato ed i bianconeri avrebbero l’occasione per pareggiare, ma non funziona.

Per la Juventus però bisogna segnalare che Juve-Roma a parte, che è buona per i bianconeri solo per il risultato, passando per Atletico Madrid, Sassuolo e Olympiacos la Signora ha raccolto solo un punto in tre partite e realizzata solo una rete. Nell’intermezzo della Nazionale i suoi componenti inoltre non hanno brillato per niente. Per questo un allarme nella testa di Allegri dovrebbe scattare.

Per entrambe le formazioni italiane si tratta di un giudizio pesante e che inevitabilmente si riflette su tutto il calcio italiano essendone le due massime esponenti. Appare chiaro che se da noi trovano una seconda vita professionale giocatori stranieri (Cole, Evra per esempio) che in altri paesi hanno già dato il meglio, nei campionati di riferimento le squadre di punta a suon di milioni si rinnovano e trovano nuova linfa per continuare a maramaldeggiare in Europa prelevando anche in Italia elementi che poi da loro esplodono. Dal punto di vista degli interpreti quindi il destino del calcio italiano è legato, anche da un punto di vista economico, al rilancio di giocatori che in altri campionati hanno fallito (Tevez, Gervinho) o alla scoperta e alla valorizzazione di calciatori sfuggiti o ai margini dei radar delle big d’Europa (Pogba, Vidal, Pjanic, Strootman) ed alla loro successiva milionaria cessione (Cavani, Sanchez etc.).

Questo declino del calcio italiano bisogna inoltre considerare che non è un andazzo che può dare l’allarme solo oggi, se si va indietro nelle ultime stagioni si può notare che Inter a parte, che ha vinto il triplete con le conseguenze che oggi paga ancora, le nostre squadre di punta sono imbottigliate in questo stato da tempo. Solo le due milanesi sono riuscite ad andare in fondo alla massima competizione europea nel post-calciopoli rinforzandosi e strappando giocatori importanti alle big europee ma anche il Milan nel 2006/07 lo ha fatto creandosi un buco finanziario spaventoso.

Poi, come detto Inter a parte, le nostre squadre di punta hanno sempre investito nella stessa maniera che fanno oggi, lo stesso Milan, Campione d’Italia nel 2010/11 resuscitò Ibrahimovic, ombra di se stesso a Barcellona ma fenomenale in Serie A. Proprio da queste considerazioni si può capire come il futuro e la crescita del calcio  italiano sia legato profondamente alle capacità di investire dei dirigenti delle squadre. In tal senso maestri sono a Udine ma poi i ricavi vengono investiti sempre in altri calciatori da valorizzare e un anno magari funziona tutto bene e ma l’anno successivo no, se l’Udinese avesse investito i milioni di Euro ricavati dalle cessioni importanti fatte in questi anni forse oggi in Serie A ci sarebbe un’altra padrona.

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