Calciopoli, Abete spera nella pace. La Juve presenta il conto

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Giancarlo Abete | ©Getty Images

Nonostante gli ormai cinque anni di distanza il tormentone Calciopoli continua ancora a destabilizzare il nostro calcio e visti i nuovi scenari è facile pensare che ci porteremo questo fardello ancora per molto tempo. La crociata partita con l’insediamento di Andrea Agnelli alla presidenza della Juventus ha quantomeno per il popolo bianconero dato i suoi frutti, l’Uefa adesso chiede chiarezza e il Tnas sembra propenso a pronunciarsi, presto oltretutto il Tribunale di Napoli arriverà alla sentenza del primo grado di giudizio e cosi le tante indiscrezioni troveranno un minimo di fondamento.

Giancarlo Abete | ©Getty Images
A disagio come presidente della Figc ma anche per qualche scelta non azzeccata (per usare un eufemismo) costringono Giancarlo Abete ad effettuare ogni volta vorticosi slalom per districarsi dalle domande dei giornalisti. Nelle ultime ieri sera, in occasione di Italia-Irlanda del Nord, ha ancora una volta leggittimato l’indipendenza delle società di mantere le proprie linee ma allo stesso ha confessato di auspicare la pace “E’ una vicenda che andrà avanti ancora per parecchio tempo, l’iter al Tnas è ancora all’inizio, la prossima udienza è il 18, vedremo poi cosa succederà. Io mi auguro sempre la pace, l’armistizio ha poco senso. Preferisco la pace, comunque è giusto che le società portino avanti le loro tesi”. Intanto Tuttosport svela quest’oggi il prossimo passo della Juventus con l’ormai definizione del ricorso al Tar per il risarcimento danni dovuto alle penalizzazioni di Calciopoli. La Vecchia Signora spara alto chiedendo ben 200 milioni di euro giustificati a suo dire dalla perdita del parco giocatori (Ibrahimovic, Emerson, Vieira) dagli introiti derivanti dalla mancata partecipazione alla Champions League e dalle opportunità di sponsorizzazione. Il ricorso dovrebbe partire appena il Tribunale di Napoli emetterà il verdetto.

21 COMMENTI

  1. abete, abete fai sempre lo “gnorri” su farsopoli 2006…..:
    ” Io mi auguro sempre la pace, l’armistizio ha poco senso. Preferisco la pace, comunque è giusto che le società portino avanti le loro tesi”…….

    se tu e la figc che avete preso in giro gli Italiani e continuate ancora, creando questa situazione che fa piacere ha moratti, gli Italiani Vogliono solo la Verità “piaccia o non piaccia”

  2. Cari Juventini dovreste essere contenti…vi hanno levato solo due scudetti……avrebbero dovuto togliervi tutti quelli che avete rubato dagli anni ’80 in poi.!!!!!!!
    A proposito, ma la prescrizione dell’ inchiesta sul doping…???????
    Continuate pure a mangiarvi il fegato……..

  3. pantalone,mi sa’ che il fegato presto te lo mangi tu e i tuoi compagni di merende nerazzurri,siete i piu’ falsi e ladri della terra,siete rimasti impuniti e prescritti e volete fare la morale agli altri! VERGOGNATEVI! in quanto agli scudetti,pensa a quelli che avete vinto(per modo di dire) dal 2006 in poi,ti piace vincere facile vero intertriste! mentre per quelli persi,ti ricordo che hai giocato il famoso campionato del 1998 (rigore presunto di juliano)con in campo un certo recoba(passaporto falso) ,quindi dovevi essere retrocesso gia’ allora! 05-05-2002 e’ una bellissima data,la data che sancisce che siete dei falliti,ricordi perugia,la partita di pallanuoto,vi abbiamo soltanto restituito il piacere a voi intertristi e al signor smooking bianco(della purezza) materazzi! siete ridicoli,tacete che fate sempre piu’ ridere!

  4. Scusami ma ’72 ma che ti ribassi a fare a rispondere a pantalone? Non capiscono nulla e parlano per luoghi comuni,sono come l’orchestra che suonava sul titanic e non si rendono conto che gia’ e’ arrivato l’iceberg che li sta affondando e da qui a a poco arriva lo tsunami e di loro non restera’ traccia sportiva!!

  5. …….intanto che il vostro grande presidente vi imbambola con calciopoli zitto zitto mette a casa migliaia di persone chiudendo chiudendo gli stabilimenti FIAT…..
    …e i vostri grandi manager(Moggi & company) condannati…..

  6. @ma ’72 Quando parli con un prescritto CAPRA devi esser preciso, l’anno da te citato il 97/98 non è oggetto di indagine, loro piangono perché sono dei piagnoni perdenti e basta!! Quel passaporto FALSO (poi cmq risolto a tarallucci e vino) non è stato falsificato quell’anno ma il 12 settembre 1999, quindi recoba (cmq non in campo in quella partita) ha giocato le sue partite in maniera regolare. L’illecito e scattato l’anno successivo. Questa è la fonte:http://www.ju29ro.com/archivi/articoli/altri-scandali/87-inter-la-vera-storia-del-passaporto-di-recoba.html ..e voi prescritti non venitemi a dire che è una fonte di parte, perché non è così…casomai voi avete sempre orientato l’opinione pubblica con il vostro giornalaccio color suino..TUTTO CHIARO???

  7. Alberellooooooo….ci sei?? mo’ son cazzi tua e di tutti quelli che ti hanno seguito…scappa fin che sei in tempo…scappaa!!!! Ops! ..dimenticavo: tu non hai niente da nascondere e sei sereno..non è così??

  8. per pantalone Infatti…..”piaccia o non piaccia”….
    Le accuse di Zeman e il giudizio sull’abuso di farmaci (1998)
    Nell’estate del 1998 Zdeněk Zeman, all’epoca allenatore della Roma, lanciò un allarme a proposito di un supposto eccessivo ricorso ai farmaci da parte delle società di calcio. Incalzato dalla stampa, l’allenatore boemo citò ad esempio i giocatori juventini Gianluca Vialli ed Alessandro Del Piero. Sulla base di queste dichiarazioni, il procuratore di Torino Raffaele Guariniello aprì un’inchiesta che portò ad un lungo procedimento processuale a carico della Juventus e che vedrà imputati Riccardo Agricola (medico sociale) ed Antonio Giraudo (amministratore delegato). Nella sentenza di primo grado del procceso penale iniziato il 31 gennaio 2002 venne ravvisato il comportamento irregolare del medico Riccardo Agricola, che venne condannato ad un anno e 10 mesi, sospesi condizionalmente, «per frode sportiva e somministrazione di farmaci in modo pericoloso per la salute» e somministrazione di Eritropoietina – argomento introdotto nelle imputazioni il 28 giugno 2004 – in base ai valori sanguigni dei calciatori bianconeri nonostante i risultati negativi riscontrati nei controlli antidoping,[82] mentre non si ravvisarono reati per Antonio Giraudo, che venne pienamente assolto.[83]
    In aprile 2005, la pubblica accusa ricorse contro la sentenza di primo grado, che venne ribaltata in secondo grado. La Corte d’Apello di Torino confermò, il 14 dicembre del citato anno, il verdetto assolutorio per Giraudo «per non avere commesso il fatto» ed annullò la sentenza condannatoria per Agricola, assolvendolo dal reato di frode sportiva (somministrazione di Eritropoietina) «perché il fatto non sussiste», in quanto il presunto acquisto di EPO e/o la sua somministrazione – divenuta l’accusa principale del processo penale – non era stato provato, e dalla soministrazione delle medicinali non vietate «perché il fatto non costituisce reato».[84] Su questo punto, la Corte d’Appello sancì che i farmaci somministrati ai calciatori della Juventus non rappresentavano doping e che la somministrazione di sostanze lecite atta a migliorare le prestazioni sportive non poteva (in generale, e quindi a prescindere dal club ed il suo medico) essere giudicata come tale in base della legislazione in vigore all’inizio dell’inchiesta della procura (L. 401/1989 sul calcio scommesse).[84]
    La procura di Torino ricorse allora in cassazione contro la sentenza di secondo grado, ritenendo «erronea» l’interpretazione e l’applicazione delle norme di diritto che motivarono la sentenza di assoluzione. Il 29 marzo 2007, infine, la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione confermò la sentenza di assoluzione con ampia formula del secondo grado di giudizio a Giraudo e l’assoluzione, per quanto riguarda la frode sportiva (soministrazione di Eritropoietina), a Agricola, concludendo che nel periodo indagato non era stato accertato alcun tipo di positività a sostanze dopanti da parte dei calciatori bianconeri, i cui valori ematologici medi erano simili alla media della popolazione nazionale, e che l’acquisto e/o soministrazione di Eritropoietina agli atleti della società non è stato ritenuto provato da nessun atto del processo.[85] Venne dichiarata invece l’inammissibilità del ricorso del Procuratore Generale,[85] ma accolto il ricorso della procura, che annullò la sentenza di secondo grado per la somministrazione, a carico del medico sociale, di medicinali non vietate diversi dall’EPO, in quanto, pur non essendo all’epoca ancora in vigore la legge sul particulare – introdotta il 14 dicembre 2000 –, è stato ritenuto che la somministrazione eccessiva di farmaci (o uso in condizioni off-label) potesse costituire una violazione della L.401/1989, l’unica applicabile al periodo indagato.[86] La corte giudicò la necessità di svolgere un nuovo processo per confermare tale ipotesi poiché nel frattempo le liste di farmaci consentiti era stata modificata, il quale non ebbe luogo per la prescrizione della accusa in oggetto dal 12 febbraio 2007.[86][87]
    Anche sul piano sportivo il procedimento disciplinare a suo tempo instaurato dalla Procura Antidoping nei confronti al dott. Agricola per la somministrazione di farmaci iniziò con una indagine della Procura della Repubblica di Torino finalizzata nell’assoluzione emessa dall’Ufficio di Procura Antidoping del Comitato Nazionale Olimpico Italiano (CONI) il 25 luglio 2000, in quanto l’uso dei farmaci erano in regola con l’allora regolamento antidoping e non furono riscontrati indizi di un presunto «doping ematico».[82] Il processo sportivo è stato riaperto dopo la sentenza in primo grado del processo penale. Il 26 aprile 2005, la Camera di Arbitraggio dello Sport (CAS), su richiesta presentata dalla Commissione Scientifica Antidoping del CONI il 7 marzo dello stesso anno, sancì che «l’uso di sostanze farmacologiche che non sono espressamente proibite dalla legge sportiva, e che non possono essere considerate come sostanze simili o associate a quelle espressamente proibite non può essere sanzionato con provvedimenti disciplinari […]».[88][89] Su questa sentenza, il processo sportivo concluse con l’assoluzione emessa in primo grado dalla Commissione Disciplinare l’11 novembre 2005, decisione confermata ulteriormente sia dalla Commissione di Appello Federale (CAF) il 5 ottobre 2006 che dal Giudice di Ultima Istanza in materia di doping (GUI) il 19 gennaio 2007.[90

  9. Sempre per pantalone, quello che la stampa non dice:
    La inchiesta di Raffaele Guariniello [modifica]Su denuncia specifica della moglie di Bruno Beatrice, ex calciatore della Fiorentina, Cesena, Ternana, Guariniello ha aperto indagini su molti casi (sono circa 40 i calciatori morti per SLA, Sclerosi laterale amiotrofica).

    Calciatori colpiti da SLA [modifica] Calciatori morti per Morbo di Gehrig (SLA) [modifica]Oltre a Jimmy Johnstone, ex del Celtic, morto nel 2006 a 62 anni, ecco di seguito un elenco dei calciatori vittime della SLA che siano stati calciatori in Italia (a livello professionistico, dilettantistico o giovanile).

    Armando Segato, primo calciatore a cui fu diagnosticata la SLA nel 1968. Morto nel 1973 a 42 anni
    Ernst Ocwirk, ex Sampdoria. Morto nel 1980 a 53 anni
    Fulvio Bernardini, ex calciatore e allenatore azzurro morto nel 1984 a 79 anni
    Giorgio Rognoni, ex Milan, Pistoiese, Foggia, Cesena anni ’70/80. Morto nel 1986 a 40 anni
    Narciso Soldan, ex portiere del Milan, Inter, Torino, Triestina, Catania e Treviso degli anni ’50-’60. Morto nel 1987 a 59 anni
    Enzo Matteucci, ex portiere di Inter, SPAL e Sampdoria. Morto nel 1992 a 59 anni [1]
    Fabrizio Falco, ex Salernitana, Novara e Taranto. Morto nel 1996 a 35 anni
    Guido Vincenzi, ex Inter e Sampdoria. Morto nel 1997 a 64 anni
    Albano Canazza, ex calciatore del Como anni ’80. Morto nel 2000 a 38 anni
    Sauro Fracassa, ex di Lecco, Messina e Genoa. Morto nel 2000 a 57 anni. [2]
    Celestino Meroni, ex Como, fratello di Gigi Meroni. Morto nel 2001 [3]
    Gianluca Signorini, ex capitano del Genoa. Morto nel 2002 a 42 anni
    Fabrizio Di Pietropaolo, ex primavera dalla Roma anni ’80 e giocatore di Parma, Lucchese, Rimini. Morto nel 2002 a 39 anni [4]
    Attilio Tassi, ex della Cremonese. Morto nel 2002 a 61 anni [5]
    Ubaldo Nanni, ex calciatore del Pisa. Morto il 30 marzo 2003 a 44 anni [6]
    Otello Milan, ex portiere del Vicenza. Morto nel 2003 a 68 anni
    Lauro Minghelli, ex calciatore delle giovanili del Torino ed ex capitano dell’Arezzo degli anni ’90. Morto nel 2004 a 31 anni
    Adriano Lombardi, ex capitano dell’Avellino ed ex calciatore del Como anni ’80. Morto nel 2007 a 62 anni
    Franco Tafuni, ex del Matera. Morto nel 2009 a 55 anni. [7]
    Marcello Neri, ex del Venezia. Morto nel 2009 a 71 anni [8]
    Nicola Cevasco, ex calciatore dilettante.Morto nel 2010 a 42 anni.
    Malati lungodegenti [modifica]Stefano Marangone, ex calciatore dilettante. Nato nel 1966. Affetto da SLA dal 2002.
    Maurizio Gabbana, ex del Como. Nato nel 1957.
    Piergiorgio Corno, ex calciatore del Como anni ’60. Nato nel 1943. Affetto da SLA dal 1994 [9]
    Maurizio Vasino ex di Milan e Novara. Nato nel 1973
    Stefano Borgonovo ex di Como, Milan e Fiorentina. Nato nel 1964
    Agatino Russo ex della Ternana. Nato nel 1950
    Moreno Solfrini, ex centrocampista di Sambenedettese, Rimini, Barletta e Teramo. Nato nel 1959 [10]
    Stefano Turchi ex di Prato, Ancona, Chieti. Nato nel 1969 [11]
    Geovani ex Bologna, affetto da polineuropatia (una malattia simile alla SLA, ma reversibile). Nato nel 1964
    Morti per malattie affini alla SLA [modifica]Dal 2003 l’indagine del magistrato torinese Guariniello ha riguardato altri casi di “morti sospette” non dovute alla SLA [12], tuttavia alcune forme di tumore e la leucemia fulminante, hanno interessato le indagine perché si è ritenuto che le cause scatenanti (traumi di gioco, utilizzo di farmaci o di raggi X, etc…) potessero, in un certo modo, essere comuni e per questo motivo tali malattie possono essere ritenute affini alla SLA .

    Rino Gritti, ha giocato in serie B con Lazio, Lecco, Avellino e con la Ternana in serie A nel campionato 1974-75. Morto nel 1999 a 51 anni per mesotelioma
    Giuseppe Longoni, ex calciatore di Inter, Fiorentina e Cagliari. Morto nel 1997 a 63 anni per vasculopatia cardiaca
    Andrea Stimpfl, ex calciatore del Foggia, deceduto nel 2008 a 49 anni per leucemia fulminante
    Bruno Beatrice, ex calciatore della Ternana, Fiorentina e Cesena morto per leucemia nel 1987
    Ugo Ferrante, ex calciatore della Fiorentina e Vicenza deceduto per tumore alle tonsille nel 2004
    Fabrizio Gorin, ex di Genoa, Vicenza e Torino deceduto nel 2002 a 48 anni per leucemia
    Andrea Fortunato, ex di Genoa e Juventus morto per leucemia nel 1995 a 24 anni
    Massimo Mattolini, ex calciatore della Fiorentina, Napoli e Perugia morto per una malattia renale il 12 ottobre 2009 a 56 anni

  10. Sempre per pantalone,
    Riportato:
    Mazzola: “l’inter comprava gli arbitri e dopava i giocatori”Per chi l’avesse dimenticato ecco quanto raccontò il figlio del grande Valentino in merito a ciò che tutti hanno sempre saputo ma fingono (ancora) di non sapere

    Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l’altro, in un’aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce ,sotto giuramento,la verità su quell’inter che negli anni ’60 vinse in Italia e nel mondo. «Non l’ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto», dice Ferruccio.

    A che cosa si riferisce, Mazzola?
    «Sono stato in quell’Inter anch’io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l’allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno “il caffè” di Herrera divenne una prassi all’Inter».

    Cosa c’era in quelle pasticche?
    «Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro…».

    Suo fratello?
    «Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi…».

    A chi si riferisce?
    «Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni ’90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n’è andato nel 2001 per un tumore al fegato. Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C. Enea Masiero, all’Inter tra il ’55 e il ’64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell’Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione…».

    A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.
    «Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche. Gliel’ho detto, noi panchinari facevamo da cavie. Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia (“Il terzo incomodo”, scritto con Fabrizio Càlzia, Bradipolibri 2004, ndr), che ha portato al processo di Roma».

    Perché?
    «Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell’Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità».

    Ma lei di Facchetti non era amico?
    «Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui. Sarebbero cose troppo pesanti». Pensa che dal dibattimento uscirà un’immagine diversa dell’Inter vincente di quegli anni? «Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all’Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere…».

    Ma era solo nell’Inter che ci si dopava in quegli anni?
    «Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti…».

    De Sisti smentisce di essersi dopato.
    «”Picchio” in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un’altra…».

    E alla Lazio?
    «Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno».

    Altre squadre?
    «Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all’Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel ’69?».

    Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono – siete – tutti uomini di sessant’anni…
    «Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall’Inter, l’hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l’Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n’è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all’avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un’associazione di vittime del doping nel calcio».

    Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario…
    «Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così».

    E oggi secondo lei il doping c’è ancora?
    «Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini…».

    I ragazzini?
    «Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c’è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto

    Questo, per correttezza morale, dedicato a chi metteva l’inter del mago del caffè a pari merito del Grande
    Milan di Sacchi o dello strepitoso Barcellona di Josep Guardiola.

  11. Ancora per pantalone
    Riportato:
    intervista, programma radiofonico in onda su Radio Erre2 al legale della Bradipolibri, l’avv. Alberto Foggia.

    Salve avvocato, come commenta questa sentenza?
    “La commento positivamente anche perchè abbiamo sempre creduto che non ci fosse stata alcuna diffamazione nel libro “Il terzo incomodo” perchè si trattava di fatti veri, raccontati da Mazzola che li ha vissuti in prima persona. Quindi percepiti direttamente e poi confermati da altri giocatori dell’Inter di quegli anni . Non c’era nulla sul libro di diffamatorio, ed è stato dimostrato”.

    Il giudice quindi vi ha dato ragione e l’Inter ha dovuta pagare anche le spese processuali. È vero che però lei ha dovuto attendere un anno per la liquidazione della sua parcella minacciando il pignoramento dell’incasso di una partita casalinga dell’Inter?
    “Purtroppo è vero. Ho dovuto attendere più di un anno, perchè nessuno da via Durini si è fatto vivo per pagare i 7.000 euro necessari a coprire le spese processuali. Sono stato costretto a fare un atto di precetto col quale ho intimato all’Inter di pagare entro dieci giorni la somma, altrimenti avrei proceduto al pignoramento (dell’incasso). Solo allora l’Inter ha pagato, evitando un pignoramento che sarebbe stato davvero disonorevole per la storia del club”

    Quali accuse ha concretamente prodotto l’Inter per giustificare il reato di diffamazione a mezzo stampa imputato al suo cliente?
    “Direi nessuna, perchè l’Inter avrebbe dovuto dimostrare che i fatti narrati nel libro non erano veri. Ma non ha dimostrato nulla, ne si è avvalsa di documentazioni o ha chiesto di assumere testimonianze. Si è limitata a discorsi piuttosto vaghi, senza niente di concreto.”

    La veridicità dei fatti narrata da Ferruccio Mazzola non è stata contestata?
    “E’ stata contestata ma senza prove. Noi invece ci siamo spinti anche oltre confermando con più forza le nostre ragioni e la veridicità di ciò che c’è nel libro. E lo abbiamo fatto anche con copiosa documentazione giornalistica dell’epoca.”

    L’Inter ha tentato di confutarli per far vedere che erano falsi?
    “Solo a parole, contestando in maniera generica, senza portare nessuna prova a proprio favore. E’ stata una difesa monca, che ci ha facilitato il compito.”

    Per quanto riguarda i numerosi morti che ci sono stati nell’organico della grande Inter, la società come si è espressa in merito? Non ha messo in relazione il discorso degli ex giocatori scomparsi, con quello che c’è scritto nel libro?
    “Hanno contestato anche questo, ma sempre senza prove. Comunque anche noi non abbiamo la certezza di una relazione tra il doping che c’è stato ed ormai è provato di quell’Inter e le tante morti successive dei giocatori che ne facevano parte. Certo è che una coincidenza troppo strana ma è un discorso comunque troppo importante per essere generalizzato. La medicina ci aiuterà ad aver risposte più concrete.”

    Su queste morti sa se c’è qualche indagine giudiziaria in corso?
    “Ci sono delle indagini da molti anni, che sta conducendo con grande determinazione il pubblico ministero Guariniello della procura di Torino, e che non riguardano solo il calcio ma anche altri sport come il ciclismo, o addirittura le bocce. Il discorso doping è una piaga gigantesca del nostro sport che spesso si rischia di nascondere. Non c’è stato solo in passato. Nulla è cambiato.”

    Amichevolmente o non, ha discusso con Moratti della vicenda, anche in via non ufficiale?
    “No, non ho avuto il piacere. Comunque non avrei potuto farlo, perchè parlare direttamente con Moratti avrebbe voluto dire scavalcare il legale che tutela il suo cliente.”

    Se ci fosse stata la Juventus al a posto dell’Inter, se ne sarebbe parlato molto di più?
    “Credo di si, perchè la Juventus fa più notizia dell’Inter per l’importanza del blasone del club. Per la storia del calcio italiano è la squadra più rappresentativa, e lo dico senza essere tifoso di nessuna delle due squadre.”

    Vuole aggiungere qualcosa a riguardo della vicenda?
    “Spero se ne parli di più, non certo per pubblicizzare la casa editrice o la mia persona, ma lo dico per le generazioni future. Se ne deve parlare per aumentare i controlli perchè il doping uccide!!”

  12. sempre per pantalone
    Riportato:
    Dossier doping: l’abuso di farmaci .
    Dr.Zoidberg Giovedì 25 Ottobre 2007 14:08 .A questo punto è doverosa una digressione sui farmaci che sono stati protagonisti nelle aule del processo: è stato assodato e reso noto che la farmacia personale del dottor Agricola ne annoverava ben 281. Un dato del genere, tuttavia, non è di per sé probante sull’uso dei medesimi per scopi illeciti: tutti (e ripetiamo “tutti”) quei farmaci non rientravano nelle liste delle sostanze proibite dal Coni (cosa che basterebbe, essa sola, per sgonfiare il processo), inoltre a quei tempi non si aveva idea precisa di quanti o quali prodotti una società calcistica di alto livello potesse disporre. Si spara una cifra, 281, ma non la si può confrontare con nessun’altra.
    Se, per esempio, si fosse scoperto che il numero medio di farmaci posseduti da una società di serie A era di 100, allora sarebbe stato corretto sostenere che quelli “a catalogo” della Juventus erano eccessivi. Come vedremo più avanti, il possesso di questi prodotti era una consuetudine generalizzata anche in tutte le altre società, cosa comprensibile vista anche l’elevata estrazione scientifica dei medici e dei preparatori atletici che vi ci lavoravano. È ridicolo pensare che un solo medico, Agricola, conoscesse così bene i farmaci che aveva a disposizione mentre gli altri dottori fossero completamente all’oscuro di cosa questi usasse con i calciatori.
    Ma proseguiamo con un’importantissima considerazione che tutti gli organi di informazione si sono ben guardati dall’esprimere: scorrendo la lista (La lista di farmaci in possesso della Juventus è pubblicata negli atti del processo) delle specialità farmaceutiche di casa Juve ci si accorge che i farmaci “unici” sono relativamente pochi: molti dei nomi in elenco non sono altro che ripetizioni della stessa medicina, la quale si presenta in formati diversi di somministrazione (fiale, compresse, buste, sciroppo, ecc…) o in differenti contenuti di principio attivo (100mg,200mg, ecc…). Per esempio, il principio attivo dell’aspirina (l’acido acetilsalicilico) è presente in quattro preparati di differente nomenclatura ma, a tutti gli effetti, equivalenti: Aspirina, Aspirina C, Aspirina C effervescente, Aspirina 500mg.
    Fa sorridere, infine, notare nella lista a disposizione di Guariniello la presenza di alcuni farmaci di uso comune nella gran parte delle famiglie italiane. Ci riferiamo a nomi ben noti a chiunque possegga in casa propria un seppur minimo armadietto medico. Solo per citarne alcuni:

    Ananase (blandissimo antiinfiammatorio), Aspirina (analgesico-antiinfiammatorio-antipire tico), Augmentin (antibiotico), Bacacil (antibatterico), Tachipirina (analgesico-antipiretico), Fastum gel (pomata per le contusioni), Allergodil (antiallergico per uso oculare), Feldene (antiinfiammatorio-antireumatico), Flectadol (antiinfiammatorio-analgesico), Fluimucil (mucolitico, sciroppo per la tosse), Bisolvon Linctus (mucolitico, sciroppo per la tosse), Mesulid (antiinfiammatorio), Plasil (antiemetico, disturbi gastrici), Centellase (pomata per edemi e per ulcere varicose), Imodium (antidiarroico), Polaramin (antistaminico), Buscopan (antispastico, disturbi gastrici), Nizoral (antimicotico), Otalgan (antidolorifico e antiinfiammatorio per l’orecchio, in gocce), Rinazina (decongestionante nasale, antistaminico), Toradol (antidolorifico, trovato in 6 forme diverse), Transact (cerotto antidolorifico), Verecolene (lassativo), Vivin C (compresse di vitamina C), Ciproxin (antibiotico), Zepelin (pomata e compresse analgesiche e antiinfiammatorie), Zimox (antibiotico).

    Ipotizzare che una squadra di calcio potesse “doparsi” con un antibiotico, uno sciroppo per la tosse, un collirio, un analgesico o una pastiglia contro la diarrea è realmente al di là di ogni possibile supposizione.
    La pubblicazione della notizia del ritrovamento di oltre 200 farmaci nello spogliatoio bianconero può essere lecita e persino doverosa, ma solo ed esclusivamente se accompagnata dalla precisazione che il 95% di essi sono inefficaci per una qualsiasi pratica volta al miglioramento delle prestazioni sportive. A meno che non si creda che un calciatore, se raffreddato, debba giocare con il naso chiuso per non avvantaggiarsi rispetto a chi non possiede un decongestionante.
    In virtù di questo, se si esclude la pletora di farmaci che non possono verosimilmente influire né sulle prestazioni né sul recupero dalla fatica, ci si ritrova con una lista davvero esigua di prodotti non “ordinari”. E i nomi sono quelli delle solite scatolette (Voltaren, Neoton, ecc…) che affollano gli armadi medici delle società professionistiche italiane (A proposito di Voltaren, Ronaldo ha deposto davanti a Guariniello (22 agosto 1998) di averne fatto ricorso in numerose occasioni, soprattutto durante i mondiali di Francia quando, per calmare i dolori al ginocchio, lo assunse per tre volte in via intramuscolare, più altre volte per via orale. Secondo alcuni, il suo malore prima della finale tra i verdeoro e la Francia sarebbe da imputarsi ad un uso scorretto di questo e di altri farmaci. Una supposizione comunque da prendere con la dovuta cautela).
    L’universale utilizzazione di questi prodotti farmaceutici non è mai stata abbastanza sottolineata dagli organi di informazione che, invece, hanno prodigato sforzi nel far passare l’equazione Juventus = abuso di farmaci = doping. Questa circostanza non è però sfuggita ai legali della società bianconera che al processo hanno prodotto prove di come le pratiche di integrazione e supplementazione farmacologica fossero talmente diffuse al punto da essere dichiarate preventivamente all’antidoping. Nello specifico vennero mostrati i verbali di prelievo antidoping per le partite di Juventus e Torino, concernenti il campionato e la coppa Italia 1997/98. In questi documenti emerge come i medesimi prodotti contestati alla Juventus (tra l’altro regolarmente denunciati), compaiano anche nelle liste di tutte le altre società italiane. Citiamo qui alcuni esempi che riguardano i farmaci dichiarati dalle squadre in occasione di partite contro la Juventus:

    ▪ 14 settembre 1997
    Roma: Deflanat, Rinogutt

    ▪ 5 ottobre 1997
    Fiorentina: Esafosfina, Neoton, Voltaren, Tad 600, Feldene, Danzen, Polase, Cebion, Supramyn, Epargriseovit, Losferron, Mesulid

    ▪ 9 novembre 1997
    Napoli: Voltaren fiale, Ducos fiale

    ▪ 14 dicembre 1997
    Piacenza: Voltaren, Muscoril, Neoton, Tad600, Zovirox pomata

    ▪ 4 gennaio 1998
    Inter: Flectadon, Voltaren, Aulin

    ▪ 7 gennaio 1998
    Fiorentina: Cebion, Polase, Glutanev, Esafosfina, Epargriseovit, Neoton, Rifocin, Aureomicina

    ▪ 8 febbraio 1998
    Roma: Voltaren fiale, Rinogutt, Pi Food, Nutrix

    ▪ 28 febbraio 1998
    Fiorentina: Friliver Energy, Creatina Complex, Polase, Esafosfina flebo, Cebion comp., Neoton cv, Odue, Ferlixit, Paefolic, Liosfernan, Epargriseovit, Ipoazotal, Feldene

    ▪ 5 aprile 1998
    Lazio: Esafosfina, Biochetasi, Enterogermina, Epargriseovit, Samyr 200 fiale, Supradin, Cebion, Nofilex

    In altri verbali, non citati qui per brevità, si legge come moltissime altre squadre abbiano dichiarato gli stessi farmaci contestati alla Juventus, Samyr compreso (ad esempio Sampdoria, Genoa, Foggia, Pescara, Fidelis Andria, Monza e Reggina). In questo modo risulta ancora più evidente, se ce ne fosse bisogno, la diffusione capillare di queste sostanze in tutti gli spogliatoi calcistici tanto che, per dirla con le parole dell’avvocato Chiappero, «è importante sapere come si siano comportati gli avversari, non per adottare il principio del “così fan tutti”, ma per comprendere quale fosse, nell’ambiente calcistico, l’atteggiamento verso i farmaci».
    Stessa musica anche dalle parole di Giuseppe Papadopulo, ex allenatore della Lazio: «Le flebo vengono usate da tutte le squadre. È necessario accertare quali prodotti contengono. Ma se il Neoton si può prendere, come sembra, allora non vedo perché non farle».
    Nonostante tutte queste argomentazioni, che sanno quasi di palese ovvietà, i pm non hanno voluto assolutamente recedere dalle loro posizioni. Secondo loro, infatti, la Juventus si distingueva dalle altre squadre perché gli stessi farmaci erano usati con più continuità, adducendo l’esempio di Vialli, il quale dichiarò il Voltaren per 11 volte dalla fine del 1994 all’inizio del 1996.

  13. ancora per pantalone
    Riportato:
    La supplementazione orale di creatina e le prestazioni sportive
    La creatina in dosaggi elevati (10-40 g/die) può determinare un incremento nell’attività contrattile e, quindi, motoria, opponendosi al decremento del rifornimento energetico in corrispondenza di attività ad alta intensità anaerobica (Clarkson 1996; Mujika, Padilla 1997). Per tali ragioni, la supplementazione della creatina è diventata una pratica ricorrente fra gli atleti professionisti, dilettanti ed amatori, ma, ciononostante, il CIO non ha introdotto la creatina e la fosfocreatina nelle Classi di sostanze proibite.
    Pur con la riserva della grande variabilità dei protocolli sperimentali messi in atto, si riscontra una notevole discordanza per quanto riguarda la possibilità di migliorare effettivamente la prestazione degli atleti mediante la supplementazione di creatina. Infatti, sono descritti effetti nulli nelle prestazioni di potenza e di sprint oppure nelle brevi ripetizioni ad alta intensità nel nuoto (Mujika et al. 1996; Burke et al. 1996), nell’atletica leggera (Javierre et al. 1997; Terrillion et al. 1997; Redondo et al. 1996) e nelle prove al cicloergometro (Cooke, Barnes 1997; Odland et al. 1997). Anche le prestazioni di endurance nel nuoto non sembrano essere positivamente modificate (Thompson et al. 1996).
    Di contrapposto alle osservazioni su citate, altri riscontri evidenziano effetti positivi nelle prestazioni di sprint o nelle prestazioni intermittenti ad alta intensità di giocatori di football (Kreider et al. 1998), di nuotatori juniores (Grindstaff et al. 1997), di sprinter e saltatori (Bosco et al. 1997) e di giovani ed attivi soggetti volontari (Schneider et al. 1997; Prevost et al. 1997; Volek et al. 1997). Vengono inoltre descritti effetti positivi anche nelle prestazioni di fondo in giovani volontarie non allenate (Vandenberghe et al. 1997).
    Queste contrapposte osservazioni sulle modificazioni indotte dalla supplementazione di creatina nelle prestazioni sportive non devono stupire in quanto analoghe contraddittorie risposte si rilevano dall’esame della letteratura relativa alle variazioni delle performance indotte dall’assunzione di potenti farmaci dopanti, quali sono gli steroidi anabolizzanti (Benzi, 1993).

    • Doping e tumori
    I recenti dati del giudice Guarinello – riferiti ad uno studio del Ministero della Sanità sulla possibile associazione tra tumori e doping, che avrebbe portato a morte precoce numerosi giocatori di calcio, e in attesa di vedere tali dati pubblicati su una rivista medica – impongono un’analisi approfondita del fenomeno. Prima di tutto bisogna fare chiarezza: la creatina, per esempio è un amminoacido presente nei tessuti e particolarmente nel muscolo che è un importante elemento nella fase anaerobica della contrazione muscolare, ma che non trasforma assolutamente un normale atleta in campione. In realtà la creatina assunta nella sua forma sintetica reintegra soltanto le perdite della creatina endogena causate dall’attività muscolare intensa ed il surplus di creatina assunta ad alti dosaggi rimane inutilizzata e viene prontamente eliminata con le urine. Nei giocatori di calcio l’assunzione di creatina serve soltanto a reintegrarne le perdite che si verificano durante una partita e quindi non si tratta assolutamente di doping. Diverso ovviamente è il problema degli steroidi anabolizzanti, derivati sintetici del testosterone, fondamentale ormone naturale maschile prodotto dai testicoli responsabile della muscolarizzazione e dello sviluppo dei tessuti durante l’età adolescenziale ed adulta del maschio. Vasto è il loro uso per fini “sportivi” sia da parte dei professionisti di molte discipline sportive che frequentatori di palestre, di culturismo e body building addirittura da molti amatori, in particolare del ciclismo. Gli anabolizzanti aumentano la massa muscolare e la forza, la capacità di sostenere sforzi intensi e di lunga durata senza cedimenti fisici, anche se l’entità dei vantaggi ed i fattori che li influenzano non sono ancora completamente chiari. Non si sa comunque quali siano i livelli di frequenza, la durata e l’intensità degli allenamenti da accompagnare all’assunzione degli steroidi perché si abbiamo i risultati desiderati. I rischi sanitari sono elevati e variano a seconda del tipo di steroidi usati, il dosaggio, l’età di inizio e l’eventuale assunzione di altri farmaci e la durata del loro impiego. Problemi meglio documentati riguardano il fegato e l’apparato riproduttivo ma si nutrono molti sospetti anche relativamente a problemi cerebro-spinali, immunitari, cardiaci, alla prostata ed oncologici. L’assunzione degli anabolizzanti comporta una diminuzione del testosterone prodotto autonomamente dall’organismo e il nostro corpo può arrivare addirittura a sospenderne la produzione provocando la riduzione della dimensione dei testicoli, del numero e della mortalità degli spermatozoi. Nelle donne invece l’uso degli steroidi è associato a un processo di mascolinizzazione con irregolarità mestruali, abbassamento della voce, riduzione del seno, perdita dei capelli, aumento dell’acne e dei peli corporei. Complicazioni più grave per altro sono quelle oncologiche, in quanto già si verificano casi di tumori, in particolare al fegato, alla prostata e reni, e potrebbero aumentare nel tempo soprattutto in coloro che hanno assunto per molto tempo degli steroidi anabolizzanti, come sembra vi sia evidenza nei ciclisti in Francia. Per quanto riguarda l’eritropoietina, questo è un ormone che è prodotto dal rene e che stimola il midollo osseo a produrre globuli rossi e viene usato perché aumenta le capacità energetiche nell’attività sportiva ed è stato ampiamente usato nello sport, in particolare nel ciclismo. Le complicazioni più gravi associate con l’aumento sproporzionato dei globuli rossi sono trombosi, ipertensione, scompenso di cuore e danni cerebrali. Inoltre, poiché per evitare le complicazioni trombotiche, gli atleti spesso assumono anticoagulanti, vi possono essere complicazioni emorragiche gravi. L’eritropoietina ha senz’altro già prodotto morti tossiche negli atleti proprio a causa delle sue complicazioni cardiovascolari e purtroppo è prevedibile che cirrosi e tumori al fegato saranno una complicazione tardiva del suo uso. Complessivamente non vi sono ancora prove di quanto diffuso sia l’uso di steroidi anabolizzanti e dell’eritropoietina nel calcio, ma certamente negli ultimi anni qualche cambiamento si è verificato soprattutto tenendo conto dell’arrivo di medici e massaggiatori dell’ambiente del ciclismo dove queste pratiche di doping sono molto comuni. Si è forse arrivati in tempo per stroncare questo fenomeno anche nel calcio, uno dei pochi sport popolari dove apparentemente questo fenomeno è abbastanza limitato. Certo è necessario sottolineare ancora una volta che la cultura della salute deve essere rafforzata nello sport ed evitare per esempio che chi stigmatizza l’ipotetico uso della droga nel calcio lo faccia con la sigaretta in bocca sul campo di gioco e sotto gli occhi della televisione.

  14. Caro pantalone “Piaccia o non piaccia” doping alla Juventus solo “chiacciere da bar”, come farsopoli 2006. la scusante di chi non è sportivo e non sa perdere, eventualmete se ci sono “le marachelle” cercale fuori dal club bianconero di Torino.

  15. nel ’98 rigore di ronaldo con ceccherini squalificato da arbitro e nessun sospetto di combine, nel 2002 juve-parma e gol a cannavaro (parma) annullato x “fallo di confusione”, una champions bagnata col sangue e con l’ennesima e consueta truffa e non cito neanche il 2006 o agricola perchè non devo parlare io ma mi accontento di vedere wikipedia o f.i.g.c…juventino la matematica non è un’opinione dici 30 ma è solo una tua invenzione!!

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