De Laurentiis, Napoli, calcio italiano impariamo da Cammarelle

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Aurelio De Laurentiis | © Getty Images

E’ soltanto il 13 di agosto ma il calcio italiano non è in vacanza. Non è in vacanza perché l’ennesimo scandalo, quello del calcioscommesse ha alimentato il mese di luglio arrivando nella scorsa settimana ai primi verdetti, non è in vacanza perché alla prima occasione utile (la Supercoppa Italiana) siamo riusciti a dar ancora una volta la peggiore immagine di noi stessi. Juventus-Napoli a Pechino oltre che per un maggiore incasso per i due club voleva significare nelle intenzioni della Lega Calcio una vetrina sul mondo per il calcio italiano alla perenne ricerca di nuovi capitali e bacini d’utenza. Se gli spalti festosi di sorridenti e rumorosi asiatici potevano e lasciavano presagire in una serata di gala, l’epilogo finale purtroppo ha lasciato ancora una volta l’amaro in bocca.

Sbaglia Mazzoleni ma anche De Laurentiis. Senza voler entrare nel merito delle decisioni dei cinque direttori di gare è lapalissiano che la gestione della partita da parte di Mazzoleni non è stata impeccabile, qualche cartellino in più nel primo tempo e l’aver chiuso un occhio agli insulti di Goran Pandev all’indirizzo del guardalinee avrebbero contribuito, senza ombra di dubbio, a mantener su piani accettabili i toni della partita.

Aurelio De Laurentiis | © Getty Images
Allo stesso modo avremmo preferito una gestione della partita da parte di Mazzarri (perché sacrificare Hamsik?) e del dopo gara da parte del presidente De Laurentiis, la decisione del Napoli di disertare la premiazione post partita, è un male per il calcio italiano e sopratutto per il Napoli che protesta non accettando le regole basilari del mondo di cui fa parte. Il gesto eclatante ha manifestato ancora una volta il complesso di inferiorità di una piazza nobile del calcio italiano che ritrovatasi nelle posizioni che contano dopo gli anni bui del dopo Maradona non riesce, nonostante i grandi traguardi, a sentirsi definitivamente grande.

L’esempio di Cammarelle alle Olimpiadi Le Olimpiadi per fortuna hanno dato anche una immagine diversa dell’Italia. Dalla Cagnotto alla Ferrari fino a Cammarelle, delusione più cocente, il profilo degli atleti è stato sempre basso e rispettoso delle regole. Il pugile, dopo l’oro a Pechino, si è visto scippato di un traguardo storico solo per il campanilismo dei giudici e nonostante la cocente delusione ha stretto la mano all’avversario, posticipando la protesta al momento successivo, quello post premiazione.

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