L’alfabeto del Giro d’Italia

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A come ATALA, team vincitore del Giro dei pionieri targato 1912 (competizione a squadre).
B come BINDA Alfredo, il primo vero fuoriclasse italiano vincitore di 5 edizioni della corsa rosa e frantumatore di record.
C come CAMPIONISSIMO, vale a dire Fausto Coppi, il campione fatto leggenda e la leggenda fatta campione. Indimenticabili le sue sfide con Gino Bartali, altro ‘Divin Ciclista’.

D come DOLOMITI, le montagne del Nord Italia spesso decisive ai fini delle gerarchie conclusive della corsa a tappe italiana.
E come EDDY MERCKX, alias ‘Il Cannibale’, colui che lasciava solo le briciole agli avversari. Fame insaziabile di vittorie, la sua, che ha caratterizzato un’epoca sportiva.
F come FANTINI Alessandro, capostipite dei ciclisti abruzzesi che, prima con Vito Taccone e poi con Danilo Di Luca, sono stati tra i protagonisti assoluti del Giro.

G come GIMONDI, l’alter ego di Merckx, vincitore dei Giri del 1967, 1969 e 1976 e come GANNA, vincitore del primo Giro, quello del 1909.
H come Hinault, grandissimo corridore francese padre putativo dello spagnolo Indurain che fu il suo successore come uomo da battere nelle grandi corse a tappe.
I come INSEGUITORI, il manipolo di uomini che rincorrono i fuggitivi. Tantissime le storie da raccontare sulle imprese di quelli che il compianto Adriano De Zan definiva ‘cavalieri erranti del Giro’, fossero loro i corridori battistrada oppure più spesso proprio gli inseguitori: sempre generosi, quasi mai premiati.

L come LAURENT FIGNON, funambolo francese delle due ruote capace di vincere tappe e corse impossibili e di perdere sul filo di lana contro ogni pronostico
M come MOSER, il cui storico dualismo con Saronni ha spaccato l’Italia intera. Il ciclismo è storia di dualismi e rivalità, la loro ha caratterizzato moltissimi anni.
N come NIBALI, il prospetto italiano più interessante per le grandi corse a tappe. Forse irrispettoso nei confronti di chi ha già scritto la storia del Giro, il suo inserimento nell’alfabeto è un segnale di speranza per il movimento italiano alle prese con i problemi del doping e del ricambio generazionale.

O come OLANDA, sede di partenza dell’edizione 2010. Talvolta la corsa rosa fuoriesce dai confini patrii; quest’anno, come altre volte in passato, ha preso il via all’estero (3 tappe).
P come PANTANI, il PIRATA, l’uomo che faceva sognare in salita e che manca a tutto il mondo del ciclismo dopo la sua tragica morte. Nel 1998 fece la storica accoppiata Giro-Tour.
Q come QUADRICIPITE, il muscolo anteriore della coscia nel quale simbolicamente possiamo racchiudere la potenza che deve essere sprigionata per coronare il sogno vittoria, sia essa quella di tappa o quella finale.

R come ROSA, il colore simbolo del primato e della casacca che, se indossata nell’ultima tappa, porta alla gloria imperitura. Prende il colore dalla Gazzetta dello Sport.
S come SUPERMARIO, ossia Mario Cipollini, probabilmente il più grande velocista della storia del ciclismo e recorman assoluto di vittorie di tappa al Giro (42).
T come TONKOV, vincitore del Giro 1996, emblema di quella categoria di ciclisti che pur non essendo campioni assoluti con dedizione e fatica hanno raggiunto il massimo livello.
U come ULTIMO, la maglia nera. Tanti corridori sono passati alla storia in virtù dell’ultimo posto finale e si narrano di vere lotte per indossare questa maglia.

V come VITTORIA, lo spartiacque tra gloria ed oblio. Nello sport come nella vita, ci si ricorda solo dei vincitori.
Z come ZANDEGU’, personaggio istrionico che ha legato la sua vita alla Corsa Rosa, prima come corridore e poi come uomo dello staff organizzativo.
Tanti altri personaggi e termini avrebbero potuto o dovuto trovare spazio in questo ‘Alfabeto del Giro’, ma abbiamo cercato di inserire chi e cosa più di altro possa rappresentare tutti e meglio nessuno escluso.

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