Rivolta Real, Mourinho e l’insubordinazione

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jose mourinho | © Denis Doyle/Getty Images

Non è stato un inizio di primavera dei più semplici per Mourinho. Se non bastasse l’accenno di remuntada del Barcellona nella Liga, il tecnico portoghese deve fare i conti con una insubordinazione Real. Infatti i giocatori della squadra madrilena sarebbero stufi delle continue polemiche contro gli arbitri, innescate spesso e volentieri dal vate di Setubal. Un sentimento esploso all’indomani della partita contro il Villareal, durante la quale il pubblico del Madrigal ha assistito alla corrida blanca, con Mourinho in versione torero. A Madrid però c’è chi si è stufato di indossare perennemente il piglias cornates, quel telo rosso tanto conosciuto nelle arene quanto odiato dal toro. E se alla fine della fiera fosse Mou a cadere tra gli olè della torsida catalana?

MEGLIO GIOCARE – Nel post partita di Villareal, il tecnico avrebbe ordinato ai suoi uomini di criticare apertamente l’operato del fischietto di gara, un “invito” che non è stato raccolto dalla squadra, la quale ha inviato un messaggio chiaro al proprio tecnico: “basta arbitri, noi pensiamo a giocare”. Un coro quasi unanime, con Cristiano Ronaldo e Pepe che non hanno voluto partecipare alla sinfonia dei Blancos, forse per solidarietà nei confronti del loro connazionale.

jose mourinho | © Denis Doyle/Getty Images

MOU, GAME OVER? – L’immagine del generale Mourinho vacilla. Il gruppo del Real corre verso l’ammutinamento, un’onta difficile da digerire per chi come il portoghese ha sempre affermato l’importanza del rapporto fra allenatore e calciatori. Un concetto fondamentale, la base di tutti i più grandi successi dell’era mourinhiana. Dalla vittoria in Champions con il Porto fino al trionfo nerazzurro, passando attraverso Stamford Bridge, dove a distanza di 5 anni nessuno lo ha dimenticato, stadio compreso. Un’empatia forse mai sbocciata dal suo arrivo in Spagna, dirompenti critiche agli arbitri che hanno logorato di giorno in giorno lo stato nervoso dei Blancos, giunti ormai all’esasperazione, tanto da proclamare l’autogestione.

Il quadro dipinto non è certo dei migliori, una situazione che pare irreversibile, tanto da spingere Mourinho a cercare di nuovo casa in Inghilterra. Non senza prima aver lasciato il segno indelebile del suo passaggio nella capitale spagnola, perché il portoghese non si trova a Madrid in gita. Liga o Champions League? Entrambi gli obiettivi sono affascinanti. Se vincesse la Liga, l’allenatore Blancos sarebbe uno dei pochi a vantarsi di aver vinto i campionati di Inghilterra, Italia e Spagna. Qualora vincesse la Champions invece, scriverebbe per sempre il suo nome nel libro della manifestazione, perché nessuno è ancora riuscito a vincere tre Coppe Campioni con tre squadre diverse. Mourinho lontano da Madrid sì, ma a modo suo, da vincente.

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