Serie A si parte il 26 agosto, bocciata l’idea Tommasi

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maurizio beretta | © Vittorio Zunino/Getty Images

La Serie A 2012-2013 avrà inizio il prossimo 26 agosto. Questa la decisione presa durante l’assemblea di Lega tenutasi a Milano in mattinata, che ha visto la partecipazione dei dirigenti di Milan, Juve, Inter, Napoli, Parma, Catania, Udinese, Palermo, Lazio, Cagliari e Genoa. Tra le “grandi”, assenti Roma e Fiorentina.

Il Consiglio è stato presieduto da Maurizio Beretta, il cui incarico scade al termine di questa stagione.

All’uscita i presidenti delle società presenti hanno definito l’assemblea odierna come fra le più costruttive degli ultimi tempi, dove hanno prevalso educazione e rispetto.

Oltre alla data inaugurale della prossima Serie A, si è discusso anche in merito allo stadio che ospiterà la finale di Coppa Italia fra Juventus e Napoli, in programma il prossimo 20 maggio. Stavolta però nessun accordo fra i club, decisione rinviata al prossimo Consiglio.

Adesso è ufficiale. I nastri di partenza del prossimo campionato di Serie A verranno tagliati a fine agosto, quando si giocheranno i primi due anticipi. Cade così l’ipotesi che voleva un inizio anticipato di una o due settimane, come era stato ventilato dallo stesso Damiano Tommasi, attuale presidente dell’Aic (Associazione Italiana Calciatori).

maurizio beretta | © Vittorio Zunino/Getty Images

La proposta di far iniziare la Serie A a ferragosto aveva preso piede in questi ultimi giorni, un desiderio rimasto inascoltato. L’intenzione era quella di omologarsi agli altri campionati esteri, Premier, Bundesliga e Ligue 1, affinché le squadre italiane impegnate in Europa non fossero svantaggiate rispetto alle avversarie straniere.

Rimane tutto come prima quindi, sebbene si corra il rischio di subire cocenti eliminazioni da parte di squadre nettamente inferiori a livello tecnico ma più reattive a livello fisico, come insegna la storia recente di Palermo e Roma, entrambe eliminate dall’Europa League all’inizio di questa stagione fin dai preliminari.

Sconfitte che magari a livello di club non comportano traumi significativi (a parte il precoce esonero di Pioli), ma pesano come un macigno nel ranking europeo. In fondo a noi italiani i grandi stravolgimenti non sono mai piaciuti, meglio adagiarsi nel passato. Un pizzico di lungimiranza in più non guasterebbe però.

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