NBA: I voti della stagione. Atlantic Division

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Nba | foto tratta dal web

Diamo i voti della stagione alle 30 squadre della NBA, partendo dalla Eastern Conference, più precisamente dall’Atlantic Division (nei prossimi giorni verranno prese in considerazione, via via, anche le altre 5 divisioni).

BOSTON CELTICS: 7. Pronosticati ad inizio anno come la squadra possibile finalista della Eastern Conference per dare vita all’ennesimo scontro con gli acerrimi rivali dei Los Angeles Lakers (super favoriti ad Ovest), i Celtics hanno dovuto combattere fin dall’inizio della stagione con tanti infortuni che alla lunga hanno inciso pesantemente sul rendimento nella post season. La grande partenza (con 3 vittorie in altrettante partite contro i Miami Heat dei nuovi “Big Three” LeBron James-Dwyane Wade-Chris Bosh che poi si sono ripresi tutto con gli interessi nello scontro playoff) ha lasciato spazio ad una seconda parte di campionato un pò sottotono. Per molte partite i Celtics si sono ritrovati a giocare senza un vero centro vista la contemporanea assenza di Shaquille O’Neal, Jermaine O’Neal e Kendrick Perkins, tutti out per problemi fisici più o meno gravi. Il voto abbastanza alto è dovuto al fatto che tra le formazioni di punta i “Verdi” sono stati quelli più falcidiati dagli infortuni, ed anche se l’approdo in Finale non si è verificato resta tuttavia la buona impressione lasciata agli addetti ai lavori, con un ottimo gioco di squadra ed una super difesa. L’età avanzata dei giocatori chiave non lascia molte speranze per il futuro anche se non sarà facile riuscire ad affondarli, l’orgoglio dei Celtics è rinomato ed il prossimo anno saranno ancora una volta lì a dare battaglia. Mezzo voto in meno per la mossa della dirigenza (nella persona di Danny Ainge) di dare via troppo facilmente Kendrick Perkins alla fine del marcato a febbraio: a ringraziare sono stati i Thunder che hanno fatto molta più strada, in post season, rispetto a Boston.

nba.com

NEW JERSEY NETS: 4. Stagione disastrosa per i Nets (24 vittorie e 58 sconfitte) che si affacciavano al campionato con propositi di playoff. Invece la squadra è andata alla deriva fin da subito, non riuscendo a competere mai ad alti livelli. Il miliardario russo Prokhorov, owner della franchigia, aveva promesso grandi colpi per formare un grande team ma tutto ciò non si è realizzato, ed il russo ha subito anche lo smacco da parte di Carmelo Anthony che ai suoi Nets ha preferito i cugini dei Knicks. Preso per il collo il proprietario ha chiuso l’affare per Deron Williams dagli Utah Jazz, giocatore di valore assoluto che però a fine stagione 2011-2012 sarà free agent e se non verrà trovato un accordo lascerà New Jersey nei guai perchè per prenderlo i Nets hanno sacrificato 2 giocatori come Harris e Favors più la scelta che quest’anno sarà utilizzata da Utah per prendere il terzo giocatore del Draft. Una mossa che, considerato il contratto in scadenza, forse non vale il prezzo del giocatore. La strada per la dirigenza è ancora tutta in salita perchè per arrivare ad alti livelli urge un completo restyling anche per dare un supporting cast adeguato a Williams ed invogliarlo a rimanere. Ma la situazione dei Nets resta in bilico sull’orlo del baratro.

NEW YORK KNICKS: 6,5. Se New Jersey piange, New York può iniziare a sorridere. Dopo tanti anni di attesa finalmente i Knickerbockers sono riusciti a fare i playoff, merito dei 2 grandi acquisti (uno estivo, l’altro in chiusura di mercato a febbraio) ovvero Amar’è Stoudemire, preso dai Phoenix Suns, e Carmelo Anthony, arrivato sacrificando Danilo Gallinari (ed altri 3 giocatori importanti) da Denver. Con loro 2 i Knicks diventano potenzialmente una delle prime 3 squadre della Eastern Conference e l’opera di rinforzamento potrebbe anche non essere chiusa visto l’interesse per altri grandi nomi (in primis Chris Paul e Dwight Howard). Il record di 42 vittorie e 40 sconfitte non è stato esaltante (tuttavia erano diversi anni che a New York si chiudeva sempre con un record perdente e questo rappresenta già un primo miglioramento) ma New York ha fatto intravedere le grandi potenzialità che potrebbe esprimere il prossimo anno (lockout permettendo). Il secco 4-0 subito dai Celtics al primo turno playoff è anche un pò bugiardo perchè nelle prime 2 partite della serie, giocate in trasferta, i Knicks hanno rischiato di vincerle tutte e 2, e solo delle chiamate arbitrali piuttosto discutibili nei minuti finali, hanno condannato la squadra di Mike D’Antoni. E’ anche per questo che comunque il team della “Grande Mela” merita un voto positivo, in attesa del solito mercato che potrebbe regalare un playmaker di primissimo piano come Chris Paul agli arancioblu. La trattativa con gli Hornets non sarà semplice ma il giocatore pare deciso a lasciare New Orleans, ora oppure il prossimo anno gratis dato che andrà in scadenza ed i Knicks hanno tutto il suo gradimento visto che lì giocano i suoi 2 amici Stoudemire e Paul. Se si completasse questo fantastico trio avremmo i rivali dei Miami Heat nei prossimi anni della NBA.

PHILADELPHIA 76ERS: 7,5. La vera sorpresa ad Est assieme ai Chicago Bulls. La squadra non era sicuramente di primo piano per accedere alla post season (lo scorso anno finirono tra gli ultimi e il Draft regalò loro al seconda scelta assoluta materializzatasi in Evan Turner), ma i Sixers, condotti da un grandissimo allenatore come Doug Collins, hanno dimostrato il loro valore, in una stagione che doveva essere di transizione in vista di un futuro migliore. Philadelphia è riuscita a bruciare le tappe ma dal prossimo anno ci si aspetta un ulteriore passo in avanti ed infatti lo staff manageriale sta lavorando per migliorare l’organico. La chiave del successo dei Sixers è stata la freschezza atletica dei tanti giovani a roster (unita comunque ad un’ottima organizzazione sia difensiva che offensiva) che ha permesso di poter giocare un basket senza soste nei 48 minuti sul parquet che ha messo in crisi le squadre che avevano un’età media relativamente avanzata. Su queste basi si dovrà continuare a lavorare in futuro, per migliorare il record di 41 vittorie ed altrettante sconfitte dovuto comunque alla piccola flessione avuta sul finire di stagione dopo aver giocato per 3 quarti di campionato a 1000 all’ora. La fortuna non ha neanche aiutato Philadelphia che ha subito un pesante 4-1 in post season dai Miami Heat, squadra poi finalista nella Lega ed uno dei pochi team che atleticamente poteva contenere i giovani Sixers, sarebbe andata meglio contro Boston, squadra più vecchia e lenta anche se sempre talentuosa. Le basi però ci sono e sembrano buone, bisogna solo lavorare nel contorno.

TORONTO RAPTORS: 3. Secondo peggior record della Eastern Conference (22 vittorie contro ben 60 sconfitte), terza peggiore squadra della NBA dietro solo ai Minnesota Timberwolves ed ai Cleveland Cavaliers. Un disastro completo, una squadra senza capo nè coda, situazione determinata non solo dai giocatori ma soprattutto dallo staff tecnico e dirigenziale (coach Jay Triano, General manager Maurizio Gherardini e Presidente Bryan Colangelo) che non ha saputo capire i mali della squadra e non ha posto rimedio a difficili situazioni interne (condizioni viste e riviste già nel corso degli ultimi anni). Non si è salvato neanche il nostro Andrea Bargnani che ha messo sì in mostra numeri interessanti nelle cifre (21.4 punti di media a partita) ma non è riuscito a prendere la leadership di un gruppo che ne aveva un bisogno disperato dopo l’addio del capitano Chris Bosh andato in Estate a Miami a far compagnia ai 2 amici Wade e James. Toronto non è stata fortunata nella Draft Lottery che ha relegato i canadesi dal terzo posto virtuale (in funzione del terz’ultimo posto della regular season) al quinto per ordine di chiamata dei prospetti delle Università d’America, sopravanzata da Utah e dalla scelta dei Clippers acquisita da Cleveland. Tuttavia la dirigenza è decisa a dare una svolta al team e vorrebbe ricostruire partendo proprio dalla cessione di Bargnani per poter acquisire qualcosa di buono, in termini di giocatori e prossimi pick al Draft, dato che l’italiano sembra l’unico giocatore dei Raptors ad avere mercato.
In definitiva il futuro di Toronto è un’incognita, posto il fatto che saranno DeMar DeRozan ed Ed Davis gli unici punti fermi della squadra. Il resto sarà in continua evoluzione e sviluppo, sperando che una volta ogni tanto nella città canadese riescano a capire come comportarsi.

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